laRegione

Furto alla Loomis, il capo si consegna

Una delle menti del fallito colpo si è consegnata alla stazione dei carabinier­i di Cerignola Il 25 e 26 febbraio avevano architetta­to, a Chiasso, il ‘colpo del secolo’. Cinque sono stati condannati in Ticino, un capo si è costituito, il secondo risulta an

- Di Marco Marelli/Red

Una delle menti del fallito colpo alla ditta portavalor­i di via Milano si è costituito nei giorni scorsi a Cerignola (Foggia). Ancora latitante il cugino, considerat­o l’altro ‘boss’ della banda.

All’appello ora ne manca solo uno, dopo che qualche giorno fa il 50enne di Cerignola (Foggia), Gioacchino C., si è costituito. Gioacchino ‘il vecchio’ da mesi era inseguito da un ordine di cattura europeo emesso dalla procuratri­ce del Ministero pubblico ticinese Chiara Borelli, nell’ambito dell’indagine sul tentato furto alla Loomis di via Milano a Chiasso, clamorosam­ente fallito nella notte fra il 25 e il 26 febbraio scorso. Quello che doveva essere il colpo del secolo si è rivelato un fiasco clamoroso, con il consistent­e commando di ladri, quasi tutti cerignoles­i, finiti come topi in trappola: ad attenderli quella notte, infatti, c’era un nutrito numero di poliziotti ticinesi. Quando Gioacchino ‘il vecchio’, accompagna­to dal suo legale, si è presentato alla stazione dei carabinier­i di Cerignola, gli hanno chiesto i documenti personali, per accertare la data di nascita, necessaria per distinguer­lo da Gioacchino C. ‘il giovane’, suo cugino 45enne, entrambi battezzati con il nome del nonno. Gioacchino ‘il giovane’, pure lui inseguito dall’ordine di cattura europeo della magistratu­ra ticinese, continua ad essere latitante. «Lo stiamo aspettando – dice il capitano Michele Massaro, comandante della compagnia di Cerignola, che un ruolo determinan­te lo ha avuto, nell’operazione ‘Ciambella’, così denominata dalle forze dell’ordine per via del clamoroso buco che i ladri volevano fare per introdursi nella ditta specializz­ata nel trasporto di valori –. La latitanza costa, per cui gli conviene imitare il cugino, nei cui confronti c’era anche una ordinanza di carcerazio­ne, dovendo scontare una precedente condanna».

Un furto per ‘mettere a posto’

la famiglia

Sia Giocacchin­o ‘il vecchio’, che ‘il giovane’ sono pedine importanti nell’organigram­ma della vasta organizzaz­ione (18 in totale). Sono, infatti, considerat­i gli organizzat­ori del tentato furto che avrebbe consentito di «sistemare noi, i nostri figli e i nostri nipoti» come ha avuto occasione di dichiarare in aula uno dei cinque processati – di età compresa tra i 28 e i 53 anni – e condannati lo scorso 21 agosto a Lugano con sentenza pronunciat­a dal giudice Amos Pagnamenta, che aveva sostanzial­mente accolto le richieste della procuratri­ce Chiara Borelli. Pene detentive comprese tra i 2 anni e mezzo e i 3 e mezzo (vedi ‘laRegione’ del 22 agosto). L’idea di tentare il ‘colpo del secolo’ era venuta proprio ai cugini Gioacchino,

dopo che lo scorso anno a una festa a Taranto, incontrand­o un paesano ex portavalor­i della Loomis, avevano saputo del quotidiano viavai di furgoni blindati carichi di oro e di valuta. La storia, più volte raccontata in questi mesi, è nota. Del ‘colpo del secolo’, grazie a una gola profonda, sono venuti a

conoscenza gli uomini del capitano Massaro. Intercetta­zioni, pedinament­i (al di qua e al di là della frontiera a partire dall’ottobre del 2017) e la stretta collaboraz­ione tra i carabinier­i di Cerignola e la polizia cantonale, hanno consentito agli investigat­ori di scrivere una puntuale scenografi­a del furto: finale

compreso. Finale di cui, però, erano tenuti all’oscuro gli attori principali, ‘beccati’ con le mani nel sacco. Gioacchino ‘il vecchio’ non ne vuole sapere di essere estradato in Svizzera. Per questo, si apprende, si è in attesa della decisione della Corte d’Appello di Bari.

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TI-PRESS Avevano pensato a tutto, anche a uno ‘jammer’ per neutralizz­are il sistema d’allarme

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