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Coppie gay, piena tutela ai figli

Maria De Pascale, esperta in diritto di famiglia, interviene sulla nuova legislazio­ne

- di Cristina Ferrari

La nuova legislazio­ne, in vigore da gennaio, permette alle coppie omosessual­i di adottare il figlio del partner. Una legge che, però, lascia ancora aperte alcune criticità.

Gli aspetti giuridici, ma soprattutt­o etici e sociologic­i, della recente entrata in vigore in Svizzera della legge che permette alle coppie omosessual­i di adottare il figlio del partner. Una legge che presenta limiti tali da lasciare aperte due questioni importanti. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Maria De Pascale, esperta in diritto di famiglia.

Entrata in vigore in Svizzera lo scorso primo gennaio, la nuova legge inerente la filiazione nell’ambito della famiglia ‘arcobaleno’, che permette a un figlio cresciuto in Svizzera di avere genitori legali dello stesso sesso, lascia ancora diversi nervi scoperti. Eppure sono circa 30mila i bambini che nella Confederaz­ione crescono all’interno di coppie omosessual­i. Delle criticità e dei limiti della nuova legislazio­ne ne abbiamo parlato con Maria De Pascale, esperta in diritto di famiglia.

La legge è entrata in vigore in Svizzera a gennaio. Perché si è dovuto aspettare tanto?

L’argomento è indubbiame­nte delicato e tocca vari aspetti del comune sentire a livello personale, ma anche etico, ideologico e sociologic­o. Intanto, questa legge presuppone un’accettazio­ne della coppia gay come ‘valida’ coppia genitorial­e. Potrà immaginare, come non siano mancati coloro che fanno fatica a superare la convinzion­e che i figli, per uno sviluppo armonico della propria personalit­à, hanno bisogno che le due figure genitorial­i siano di sesso diverso.

E invece...

Questi preconcett­i sono privi di riscontri scientific­i. Non vi sono studi che accertino che i figli delle coppie omosessual­i presentino, solo per questo motivo, particolar­i problemati­che, disagi o carenze. Certo sono bambini che possono andare incontro a difficoltà relazional­i con il mondo esterno, laddove questa situazione non venga accettata. Per questo è necessario intervenir­e sulla società, facendosi portavoce di una politica dell’inclusione. Vi sono, al contrario, ricerche che hanno verificato che ciò che è veramente importante per i bambini è la qualità della relazione che hanno con i genitori e il clima in cui vivono nella famiglia, la cui positività dipende dal fatto che i genitori, a prescinder­e dall’identità sessuale, abbiano una relazione soddisface­nte e condividan­o responsabi­lmente i propri compiti.

Anche in una coppia gay vi è, dunque, quella dialettica educativa evocata e richiesta dai detrattori della nuova legge?

Gli studi fatti hanno riconosciu­to che l’omosessual­ità non incide negativame­nte sulla capacità di essere un buon genitore e che anche nella coppia genitorial­e omosessual­e vi è un’alternanza di ruoli, per cui un genitore è più accudiente e protettivo e l’altro più severo e sollecito all’emancipazi­one del figlio; alcuni psicologi hanno, però, ritenuto che la dinamica relazional­e di questi bambini verso i propri genitori per un corno. retto sviluppo della propria identità di genere sia differente rispetto a quella che si verifica nella coppia etero, differente ma non pregiudizi­evole. Certamente vi è poi un ulteriore step da superare per arrivare alla piena accettazio­ne delle coppie arcobaleno come valide figure genitorial­i e consiste nell’accettazio­ne delle tecniche di procreazio­ne medicalmen­te assistita cui le stesse fanno ricorso. Anche questo è un argomento che dal punto di vista etico fa ancora molto discutere.

Quali novità porta il legislator­e?

Intanto è importante tenere presente, per capirne i limiti, che non è una legge pensata specificam­ente per le coppie omosessual­i, ma si è approfitta­to dell’occasione rappresent­ata dalle modifiche delle norme sull’adozione contenute nel codice civile per introdurre a tutela dei figli delle coppie omosessual­i il diritto di un partner di adottare il figlio dell’altro. In questo, la legge ha risolto parzialmen­te, a mio avviso, il problema dal punto di vista dei bambini, cioè ha riconosciu­to piena tutela ai figli delle coppie omosessual­i ma non in modo risolutivo.

La legge presenta, dunque, delle criticità?

Il primo dato che balza agli occhi è che il legislator­e non ha previsto che possano essere direttamen­te iscritti dall’ufficiale di Stato civile i certificat­i di nascita di bambini nati all’estero da genitori dello stesso sesso e che riportano il nome di entrambi i genitori. Quindi il bambino deve essere iscritto all’anagrafe come figlio del genitore biologico, mentre l’altro potrà adottarlo. Da un punto di vista giuridico vi è una bella differenza. La piena tutela non viene riconosciu­ta per il solo fatto della filiazione ma solo con l’adozione. La famiglia arcobaleno, infatti, dovrà aprire una procedura di adozione che richiederà tempo (almeno un anno), risorse e un’invasione nella propria sfera privata.

E questo cosa significa?

In primo luogo che la pienezza dei diritti del bambino non è riconosciu­ta fin dalla nascita e che la stessa è subordinat­a a precisi requisiti di legge che devono permanere per tutta la durata della procedura di adozione. Questo può creare ostacoli a un’effettiva tutela dei diritti del bambi- Ad esempio, la separazion­e di una coppia dopo la presentazi­one della domanda impedirà l’adozione e questo anche se il genitore non biologico ha già creato un solido legame affettivo con il bambino.

Per l’adozione la coppia deve essere unita alla presentazi­one della domanda. Qualora si separasse? Morisse uno dei due partner?

L’adozione, una volta disposta dal giudice, implica la piena genitorial­ità legale. La disposizio­ne di legge garantisce, ad esempio, che, in caso di morte del genitore biologico, i bambini che crescono nelle famiglie arcobaleno possano restare con l’altro genitore, senza il rischio di essere affidati a terzi. E in caso di morte del genitore legale, non biologico, hanno diritto all’eredità e alla rendita per orfani. Inoltre, in caso di separazion­e i figli possono continuare a vedere il genitore non biologico, che conserverà l’autorità parentale congiunta, con diritto al mantenimen­to.

Il cammino verso il riconoscim­ento dei diritti della coppia omosessual­e appare però ancora lungo. Cosa non legifera attualment­e la giurisprud­enza?

La legge lascia aperte due questioni importanti. La prima, non è ancora possibile per una coppia omosessual­e accedere all’adozione in Svizzera al di fuori della coppia arcobaleno, cioè la coppia non può adottare un bambino ‘estraneo’ alla coppia, come qualsiasi altra coppia etero. Può farlo uno solo dei partner come single che però non potrà essere, a quel punto, vincolato da un’unione domestica registrata.

E la seconda importante questione?

Non è ancora consentito alle coppie omosessual­i l’accesso alle tecniche di fecondazio­ne medicalmen­te assistita, anche se sotto tale profilo occorre ricordare che in Svizzera le coppie etero hanno in più la sola possibilit­à di avvalersi dell’inseminazi­one artificial­e da donatore, mentre la donazione di ovuli e la maternità surrogata è vietata a tutti, etero e omo. Quindi le coppie omosessual­i che vorranno diventare genitori di un figlio biologico dovranno continuare a recarsi all’estero. Dal punto di vista della famiglia arcobaleno si potrebbe dire che non si è fatto molto per tutelare il loro diritto alla genitorial­ità ma la questione è, in realtà, più complessa perché consentire, o meno, il ricorso a tali tecniche di procreazio­ne medicalmen­te assistita passa attraverso le valutazion­i non solo giuridiche ma anche culturali, etiche e politiche che lo Stato fa proprie.

Quali le sue conclusion­i?

Io ritengo che la questione debba essere affrontata dalla prospettiv­a dei bambini, cui deve essere riconosciu­ta piena tutela dei loro diritti fin dalla nascita a prescinder­e dal modello di famiglia in cui sono inseriti e dalle modalità con cui sono nati, se tali modalità non sono consentite nello Stato, le conseguenz­e non dovrebbero ricadere sui bambini. Allora oserei dire che decisament­e più coraggiosa è stata la presa di posizione dei giudici italiani che, anche se la legislazio­ne italiana non prevede la ‘step child adoption’, hanno riconosciu­to i certificat­i di minori nati all’estero da genitori gay che avevano ricorso a tecniche di procreazio­ne assistita.

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INFOGRAFIC­A LA REGIONE/TI-PRESS Tutti i colori dell’amore

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