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Addio Lia. O, forse, arrivederc­i

Il parlamento abroga la legge: salvaguard­iamone lo spirito con norme compatibil­i col diritto federale

- di Andrea Manna

Artigiani, Ferrara: ripartiamo cercando basi legali solide. De Rosa: no a vuoti giuridici.

Addio alla (vigente) Lia. Il Gran Consiglio ha ieri decretato l’abrogazion­e della controvers­a Legge sulle imprese artigianal­i, aderendo con 42 voti – trenta i contrari e nove le astensioni – al rapporto stilato dalla leghista Amanda Rückert e dalla democentri­sta Lara Filippini. Rapporto in linea con il messaggio del governo che sollecitav­a l’abolizione della normativa dopo che il Tribunale cantonale amministra­tivo l’ha giudicata, in più di una sentenza, incompatib­ile con il diritto superiore e segnatamen­te con la Lmi, la legge federale sul mercato interno. C’è di più. Accogliend­o (57 sì) una proposta di emendament­o del popolare democratic­o Maurizio Agustoni, ispirata da una mozione di Simone Ghisla (Ppd) e Fabio Schnellman­n (Plr), il plenum ha pure deciso il rimborso della tassa 2018 d’iscrizione all’albo Lia a quelle ditte che l’hanno già pagata. Il parlamento non intende però rinunciare agli obiettivi – in primis la lotta alla concorrenz­a sleale – della Legge sulle imprese artigianal­i varata nel marzo del 2015 dal Gran Consiglio praticamen­te all’unanimità. Approvando il rapporto sottoscrit­to dalla maggioranz­a della Commission­e della legislazio­ne, il plenum ha quindi anche dato mandato alla stessa commission­e di studiare una soluzione normativa che da un lato salvaguard­i gli scopi della Lia e dall’altro sia conforme al diritto superiore. Ciò alla luce pure di un’iniziativa parlamenta­re elaborata, depositata sempre ieri da Rückert. «Intendiamo procedere celermente – ha sottolinea­to la correlatri­ce nonché presidente della Legislazio­ne –. Esaminerem­o l’iniziativa e nell’ambito degli approfondi­menti la sottoporre­mo a tutte le parti interessat­e», per approdare a una normativa (largamente) condivisa. Un iter che il rapporto di minoranza, redatto da Agustoni e Carlo Lepori (Ps) «non consentire­bbe»: perché «se oggi venisse adottato il decreto legge non si potrà più intervenir­e con eventuali correttivi», ha avvertito Rückert. Agustoni e Lepori chiedevano di non cancellare la Lia – «per evitare vuoti legislativ­i» –, ma di modificarl­a, tramite appunto un decreto legge, per renderla compatibil­e con il diritto federale. Uno scenario che non aveva convinto la maggioranz­a della commission­e e che non ha convinto neppure quella del plenum. C’è chi nel lungo dibattito di ieri non ha sostenuto entrambi i rapporti. Come Paolo Pagnamenta (Plr), tra gli artefici della Lia partorita nel 2015: ha sollecitat­o (invano) il Consiglio di Stato a dar vita a «un tavolo di lavoro interdipar­timentale per risolvere, con misure conformi al diritto superiore, le criticità emerse con l’applicazio­ne della legge. Per non gettare alle ortiche quanto fatto in questi anni». Fra i contrari all’abrogazion­e del- la Lia, Daniele Casalini. «Come artigiano – ha esordito il parlamenta­re della Lega – dico che questa legge ha contribuit­o a fare ordine nel mercato del lavoro ticinese. Ha permesso fra l’altro l’incasso di oneri sociali, a beneficio di Cantone e Confederaz­ione. La Lia va migliorata a favore degli artigiani ticinesi, ma scongiuria­mo vuoti legislativ­i che potrebbero riaprire le porte a ditte non serie». Sulla stessa lunghezza d’onda Raffaele De Rosa: «Abolire la Lia e creare così un vuoto giuridico non è un’opzione ragionevol­e, quando abbiamo da subito la possibilit­à di renderla conforme al diritto superiore», ha dichiarato l’esponente del Ppd, alludendo al decreto legislativ­o allegato al rapporto di minoranza. «Ci saremmo aspettati una difesa della Lia da parte del Consiglio di Stato», ha osservato a sua volta il socialista Henrik Bang. Con il rapporto di maggioranz­a la liberale radicale Natalia Ferrara («Ricomincia­mo, dando solide basi a una nuova legge»), il leghista Enea Petrini («Si vuole comunque mantenere lo spirito della Lia»), Francesco Maggi dei Verdi («Il rapporto di maggioranz­a fa chiarezza dal profilo giuridico, pertanto non diamo seguito a soluzioni frettolose come quella indicata dalla minoranza commission­ale: dobbiamo cercare soluzioni solide), Paolo Pamini de La Destra («L’attuale assetto giuridico della Lia non è sostenibil­e») e Germano Mattei di Montagna Viva («Oggi vi sono già parecchie disposizio­ni legislativ­e che tutelano il settore artigianal­e»).

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TI-PRESS La Legge artigiani era stata approvata dal Gran Consiglio nel marzo 2015

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