Addio Lia. O, forse, arrivederci
Il parlamento abroga la legge: salvaguardiamone lo spirito con norme compatibili col diritto federale
Artigiani, Ferrara: ripartiamo cercando basi legali solide. De Rosa: no a vuoti giuridici.
Addio alla (vigente) Lia. Il Gran Consiglio ha ieri decretato l’abrogazione della controversa Legge sulle imprese artigianali, aderendo con 42 voti – trenta i contrari e nove le astensioni – al rapporto stilato dalla leghista Amanda Rückert e dalla democentrista Lara Filippini. Rapporto in linea con il messaggio del governo che sollecitava l’abolizione della normativa dopo che il Tribunale cantonale amministrativo l’ha giudicata, in più di una sentenza, incompatibile con il diritto superiore e segnatamente con la Lmi, la legge federale sul mercato interno. C’è di più. Accogliendo (57 sì) una proposta di emendamento del popolare democratico Maurizio Agustoni, ispirata da una mozione di Simone Ghisla (Ppd) e Fabio Schnellmann (Plr), il plenum ha pure deciso il rimborso della tassa 2018 d’iscrizione all’albo Lia a quelle ditte che l’hanno già pagata. Il parlamento non intende però rinunciare agli obiettivi – in primis la lotta alla concorrenza sleale – della Legge sulle imprese artigianali varata nel marzo del 2015 dal Gran Consiglio praticamente all’unanimità. Approvando il rapporto sottoscritto dalla maggioranza della Commissione della legislazione, il plenum ha quindi anche dato mandato alla stessa commissione di studiare una soluzione normativa che da un lato salvaguardi gli scopi della Lia e dall’altro sia conforme al diritto superiore. Ciò alla luce pure di un’iniziativa parlamentare elaborata, depositata sempre ieri da Rückert. «Intendiamo procedere celermente – ha sottolineato la correlatrice nonché presidente della Legislazione –. Esamineremo l’iniziativa e nell’ambito degli approfondimenti la sottoporremo a tutte le parti interessate», per approdare a una normativa (largamente) condivisa. Un iter che il rapporto di minoranza, redatto da Agustoni e Carlo Lepori (Ps) «non consentirebbe»: perché «se oggi venisse adottato il decreto legge non si potrà più intervenire con eventuali correttivi», ha avvertito Rückert. Agustoni e Lepori chiedevano di non cancellare la Lia – «per evitare vuoti legislativi» –, ma di modificarla, tramite appunto un decreto legge, per renderla compatibile con il diritto federale. Uno scenario che non aveva convinto la maggioranza della commissione e che non ha convinto neppure quella del plenum. C’è chi nel lungo dibattito di ieri non ha sostenuto entrambi i rapporti. Come Paolo Pagnamenta (Plr), tra gli artefici della Lia partorita nel 2015: ha sollecitato (invano) il Consiglio di Stato a dar vita a «un tavolo di lavoro interdipartimentale per risolvere, con misure conformi al diritto superiore, le criticità emerse con l’applicazione della legge. Per non gettare alle ortiche quanto fatto in questi anni». Fra i contrari all’abrogazione del- la Lia, Daniele Casalini. «Come artigiano – ha esordito il parlamentare della Lega – dico che questa legge ha contribuito a fare ordine nel mercato del lavoro ticinese. Ha permesso fra l’altro l’incasso di oneri sociali, a beneficio di Cantone e Confederazione. La Lia va migliorata a favore degli artigiani ticinesi, ma scongiuriamo vuoti legislativi che potrebbero riaprire le porte a ditte non serie». Sulla stessa lunghezza d’onda Raffaele De Rosa: «Abolire la Lia e creare così un vuoto giuridico non è un’opzione ragionevole, quando abbiamo da subito la possibilità di renderla conforme al diritto superiore», ha dichiarato l’esponente del Ppd, alludendo al decreto legislativo allegato al rapporto di minoranza. «Ci saremmo aspettati una difesa della Lia da parte del Consiglio di Stato», ha osservato a sua volta il socialista Henrik Bang. Con il rapporto di maggioranza la liberale radicale Natalia Ferrara («Ricominciamo, dando solide basi a una nuova legge»), il leghista Enea Petrini («Si vuole comunque mantenere lo spirito della Lia»), Francesco Maggi dei Verdi («Il rapporto di maggioranza fa chiarezza dal profilo giuridico, pertanto non diamo seguito a soluzioni frettolose come quella indicata dalla minoranza commissionale: dobbiamo cercare soluzioni solide), Paolo Pamini de La Destra («L’attuale assetto giuridico della Lia non è sostenibile») e Germano Mattei di Montagna Viva («Oggi vi sono già parecchie disposizioni legislative che tutelano il settore artigianale»).