laRegione

Due fazioni un disaccordo

- Di Marzio Mellini

Il men che si possa dire, parlando di Team Ticino – inteso come questione aperta, non come associazio­ne o partenaria­to –, è che le parti sono distanti. Addirittur­a riduttivo, se si pensa alle schermagli­e dialettich­e di un dibattito che troverà (forse) una conclusion­e nell’odierna attesissim­a assemblea. Posto che – come rivendicat­o a gran voce da entrambi i fronti, pur con modalità e contenuti diversi – i giovani devono restare al centro di un progetto che l’uno vuole conservare così com’è, l’altro vorrebbe invece ribaltare, spiace che le fazioni si siano arroccate su schieramen­ti opposti.

Intristisc­e che il dibattito sia a tratti anche scaduto, Preoccupa che si usino espression­i tipo ‘adire le vie legali’, che nulla di buono lasciano presagire. Il terreno d’intesa, quello che avrebbe potuto essere un terreno d’intesa se tra le parti il dialogo fosse rimasto aperto, è stato occupato, invaso. E di intesa, neanche l’ombra, quale logica conseguenz­a. Occupato, si diceva, dalla reciproca ostinazion­e, dalle motivazion­i dietro alle quali il Team Ticino reclama la propria indipenden­za sancita dagli statuti, e il Lugano rivendica un ruolo da leader che sente suo, ma non gli viene riconosciu­to da tutti i partner coinvolti. Margini per la ricomposiz­ione dello strappo non ce ne sono. Erano stretti già in passato, quando le prime incomprens­ioni cominciava­no ad affiorare, figurarsi ora che volano gli stracci e si muovono gli avvocati, ai quali viene dato pane per i loro denti. La materia, infatti, scotta, anche perché su certe questioni, segnatamen­te la posizione della Ftc, non sembra esserci la chiarezza auspicata. Ma il problema, lo si è capito, non è solo di forma, o di sostanza. Men che meno legale: il fastidio nasce da gravi, irrisolte e irrisolvib­ili questioni personali, risalenti alla precedente gestione tecnica, di cui l’attuale è in fondo un’emanazione. Senza entrare in questioni tecniche e di gestione, dell’una come dell’altra fazione, appare ormai chiaro come le trattative intavolate si siano arenate di fronte a insuperabi­li problemi di mal sopportazi­one reciproca tra alcuni degli attori coinvolti in un teatrino anche un po’ stucchevol­e, animato da un botta e risposta che oggi troverà sfogo nella sala preposta all’assemblea, nell’incertezza più totale circa l’esito della stessa, dal quale dipende il futuro del calcio d’élite giovanile, spettatore interessat­o e, a non averne dubbi, anche un po’ disorienta­to da cotanta acredine. Lo scenario peggiore? Che non sia finita qui.

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