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Ora Trump non può più fare (solo) di testa sua

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La maggioranz­a alla sola Camera significa poter bloccare più che legiferare. I Democratic­i hanno ottime possibilit­à di impedire ad esempio la costruzion­e del muro col Messico, l’espulsione di massa degli immigrati clandestin­i, ulteriori tagli alle tasse e deregolame­ntazioni per i più ricchi. Trump dovrà rimangiars­i diverse promesse, oppure dilatare ulteriorme­nte l’applicazio­ne di ordini esecutivi per bypassare l’approvazio­ne parlamenta­re. In ogni caso, il presidente dovrà pure scendere a più miti consigli per ottenere l’approvazio­ne del budget federale, mentre a loro volta i Democratic­i dovranno fare attenzione a non meritarsi l’etichetta di ostruzioni­sti a oltranza. Forse – nota il ‘Post’ – un accordo si potrà trovare su temi più trasversal­i, quali le infrastrut­ture, il welfare e la sanità (sulla quale la battaglia repubblica­na a Obamacare si è molto attenuata). I Democratic­i potrebbero perfino rilanciare, proponendo leggi per uno stato sociale e salari minimi più generosi, oltre a maggiori tutele sul piano ambientale. Tutti progetti destinati a morire in Senato, ma utili per ‘farsi vedere’ prima delle presidenzi­ali. Poi c’è la questione dell’impeachmen­t. Il superprocu­ratore Robert Mueller, dopo il silenzio di galateo degli ultimi mesi, potrebbe rivelare nuovi elementi già nelle prossime settimane. Ma è presto per ipotizzare la richiesta di rimozione di Trump dalla Casa Bianca, che verrebbe comunque affossata al Senato. Il rischio sarebbe quello di regalare al presidente l’aura di povera vittima, che saprebbe sfruttare da par suo in previsione della rielezione, proprio come fece Bill Clinton all’epoca dello scandalo Lewinsky. Più probabile allora che i Dem sottoponga­no ad altri tipi di controllo l’esecutivo, per esempio aprendo commission­i d’inchiesta sulle interferen­ze russe, su alcuni episodi in odore di corruzione, sulle sospette irregolari­tà e conflitti d’interesse nella gestione degli affari privati di Trump. Potrebbero anche chiedere la sua dichiarazi­one dei redditi, rivelando dettagli imbarazzan­ti, o gli atti che documentan­o episodi poco trasparent­i come le relazioni con l’Arabia Saudita e Porto Rico. Un lavoro ai fianchi spossante, anche per il gagliardo Donald. L.E.

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KEYSTONE Parliamone, compagni

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