Roma, il governo litiga su sicurezza e prescrizione
Roma - 163 sì e 5 dissidenti pentastellati. Passa con questi numeri al Senato il decreto legge sicurezza, che cancella quasi del tutto la protezione umanitaria per i richiedenti asilo e potrebbe fare aumentare il numero di migranti irregolari. Sul filo rispetto alla maggioranza di cui può contare l’esecutivo, cioè 171 voti. Ma è pur sempre un passaggio chiave, nella strategia tattica dei due alleati di governo, perché permette al ministro dell’Interno Matteo Salvini di sedersi, domani mattina, al tavolo della trattativa sulla prescrizione con il M5S con il suo decreto già incassato. Già, perchè ora che Salvini ha incassato il ‘sì’ alla stretta anti-migranti, è il turno dell’altro vicepremier, Luigi Di Maio: il quale domanda appunto che nel decreto anticorruzione si inserisca la sospensione della prescrizione dopo il raggiungimento del primo grado di giudizio nei processi penali. Una svolta ‘giustizialista’ che continua a vedere il fermo “no” della Lega. Dalle parti del M5S la giornata comincia infatti con un “consiglio di guerra” tra Di Maio e i ministri Riccardo Fraccaro e Alfonso Bonafede. E il messaggio del leader M5S è chiaro: sull’inserimento dell’emendamento sulla prescrizione nel ddl anticorruzione si va avanti. Poco dopo, in una diretta facebook, Di Maio lo ribadisce ai suoi militanti. “Quella sulla prescrizione è una battaglia di civiltà”, scandisce il vicepremier lanciando l’hashtag “#BastaImpuniti”. Mentre, dal Nicaragua, arriva anche il “contributo” di Alessandro Di Battista: “sulla prescrizione la Lega scelga se stare con l’Italia o con Arcore”, attacca il frontman M5S. “Io sto con i Cinque Stelle non con FI, in Nicaragua c’è il fuso”, è la sarcastica replica di Salvini. Ora, in attesa del passaggio anche alla Camera del dl Sicurezza, non resta che attendere ANSA/RED