Reiterata ricerca dell’indebito profitto
Diciotto mesi sospesi per un periodo di prova di due anni. In linea, in sostanza, con quanto richiesto dalla procuratrice pubblica Raffaella Rigamonti e senza opposizioni da parte dell’avvocato della difesa, Davide Corti. La presidente della Corte delle assise correzionali di Mendrisio, Rosa Item, ieri ha dunque condannato una 50enne (ora residente in Italia) – che ieri non si è presentata in aula – per ripetuta appropriazione indebita, ripetuta truffa e falsità in documenti. I fatti per i quali è stata giudicata la donna risalgono al periodo tra il 2006 e il 2011 e si sono perpetrati «carpendo la fiducia» di chi aveva affidato a lei responsabilità e valori. Nell’ambito di un mandato amministrativo affidatole da una società di Chiasso, la donna tra il 2009 e il 2011 ha di fatto prelevato soldi di questa società e, a proprio indebito profitto, li ha utilizzati per effettuare pagamenti a favore di altre, tutte a lei riconducibili. Un agire che ha comportato un danno complessivo di 32mila franchi. Ma non è tutto: sempre nello stesso periodo la 50enne, nella sua veste di proprietaria al 50% delle azioni di un’altra società chiassese e detenendo pure a titolo fiduciario la restante metà, ha venduto – all’insaputa dei soci – l’intero pacchetto azionario trattenendo l’intero ricavato, vale a dire oltre 110mila franchi. Non finisce qui perché ancor prima, tra il 2006 e il 2008, la stessa ha ingannato, presentando documenti falsi, un istituto bancario al fine di aumentare la linea di credito. Il tutto per ottenere un mutuo supplementare mai rimborsato. Donna che, sempre per procacciarsi un indebito profitto, ha in diverse occasioni alterato i conteggi di salario, aumentando il proprio stipendio lordo. Nel suo agire, la 50enne si è inoltre procurata fotocopie di banconote false da un milione di dollari – cosiddette ‘silver’ – allo sopo di farne uso con potenziali investitori e, da ultimo, ha tentato di usare come garanzia un estratto conto falsificato da 100 milioni di euro. Azioni, queste ultime, dalle quali è stata prosciolta perché, di fatto, non le ha mai ‘messe in pratica’. Quel che resta però, ha sottolineato la giudice, è l’agire «reiterato e intenso» dell’imputata commesso, come già riferito, «carpendo la fiducia» di chi aveva attorno. «Senza nessuno scrupolo». SLI