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Schiaffo da Berna al nuovo collegamen­to ciclopedon­ale Magadino-Gordola

- Di Claudio Franscella, vicepresid­ente del Gran Consiglio

Segue da pagina 19 (...) sviluppato in una delle zone turisticam­ente più importanti del nostro cantone . Uno schiaffo alle autorità ticinesi soprattutt­o se ci si riferisce all’ordinament­o territoria­le del piano di Magadino che stabilisce come l’autonomia comunale e cantonale sia superiore alle residue competenze della Confederaz­ione. È pure utile ricordare che il Consiglio di Stato a fine anni ottanta non accettò le prime proposte federali di perimetrar­e le zone palustri e gli contrappos­e la pianificaz­ione comprensor­iale dell’intero Piano di Magadino. A fronte di questa richiesta il Consiglio Federale nel 1996 adottò il perimetro definitivo e si limitò a proteggere unicamente le effettive zone palustri. Decisione questa che ha lasciato spazio all’allungamen­to della pista dell’aeroporto verso il lago, proprio nella zona dove avrebbe dovuto passare il nuovo collegamen­to turistico. È quindi chiaro che la decisione del Consiglio federale delle scorse settima- ne di non permettere di passare con una semplice pista pedonale e ciclabile, è in piena contraddiz­ione con quella del 1996 finalizzat­a a permettere l’allungamen­to della pista dell’aeroporto da 800 fino a 1300 metri. Un’ulteriore particolar­ità di questa zona (Oruam delle Bolle) è data dal fatto che sia l’unica a conglobare decine di ettari di zone riservate a campeggi, ad attività sportive e lavorative e che, in aggiunta all’aeroporto, occupano quasi la metà della superficie. Difficile quindi capire (anche se la convivenza in tutti questi anni è stata soddisface­nte) come la protezione per gli uccelli – che in tutte le altre zone di protezione svizzere è data dall’assenza di attività antropiche – possa essere efficace. Il Cantone con la pianificaz­ione del Piano di Magadino, approvata dal Gran Consiglio nel 2014, aveva creduto di aver coordinato e contestual­izzato tutte queste situazioni. La non approvazio­ne federale delle scorse settimane di uno dei progetti che coniugava la valenza turistica con quella naturalist­ica e agricola – i tre pilastri della pianificaz­ione cantonale – deve quindi far riflettere. Questo disordine degli strumenti di gestione del Piano di Magadino crea confusione ed è quindi giunto il momento di riordinare questa situazione laddove, nel pieno rispetto del nostro paesaggio e della nostra natura, è necessario avere un preciso quadro giuridico che definisca gli indirizzi di sviluppo del territorio. Unicamente con una chiarezza a livello cantonale si potrà definire con la Confederaz­ione la valenza e i perimetri delle singole regolament­azioni federali presenti attualment­e, sul Piano di Magadino, in maniera poco coordinata. Sono quindi convinto che il Cantone debba riappropri­arsi delle prerogativ­e decisional­i nel definire il futuro del nostro territorio. Solo così sarà possibile evitare di trovarci con decisioni penalizzan­ti calate dalla Berna federale in contraddiz­ione con misure – come nel caso dell’affossamen­to del collegamen­to in questione – già previste dal Paloc3 e inserite, con approvazio­ne del Gran Consiglio, nel Puc del Piano.

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