Schiaffo da Berna al nuovo collegamento ciclopedonale Magadino-Gordola
Segue da pagina 19 (...) sviluppato in una delle zone turisticamente più importanti del nostro cantone . Uno schiaffo alle autorità ticinesi soprattutto se ci si riferisce all’ordinamento territoriale del piano di Magadino che stabilisce come l’autonomia comunale e cantonale sia superiore alle residue competenze della Confederazione. È pure utile ricordare che il Consiglio di Stato a fine anni ottanta non accettò le prime proposte federali di perimetrare le zone palustri e gli contrappose la pianificazione comprensoriale dell’intero Piano di Magadino. A fronte di questa richiesta il Consiglio Federale nel 1996 adottò il perimetro definitivo e si limitò a proteggere unicamente le effettive zone palustri. Decisione questa che ha lasciato spazio all’allungamento della pista dell’aeroporto verso il lago, proprio nella zona dove avrebbe dovuto passare il nuovo collegamento turistico. È quindi chiaro che la decisione del Consiglio federale delle scorse settima- ne di non permettere di passare con una semplice pista pedonale e ciclabile, è in piena contraddizione con quella del 1996 finalizzata a permettere l’allungamento della pista dell’aeroporto da 800 fino a 1300 metri. Un’ulteriore particolarità di questa zona (Oruam delle Bolle) è data dal fatto che sia l’unica a conglobare decine di ettari di zone riservate a campeggi, ad attività sportive e lavorative e che, in aggiunta all’aeroporto, occupano quasi la metà della superficie. Difficile quindi capire (anche se la convivenza in tutti questi anni è stata soddisfacente) come la protezione per gli uccelli – che in tutte le altre zone di protezione svizzere è data dall’assenza di attività antropiche – possa essere efficace. Il Cantone con la pianificazione del Piano di Magadino, approvata dal Gran Consiglio nel 2014, aveva creduto di aver coordinato e contestualizzato tutte queste situazioni. La non approvazione federale delle scorse settimane di uno dei progetti che coniugava la valenza turistica con quella naturalistica e agricola – i tre pilastri della pianificazione cantonale – deve quindi far riflettere. Questo disordine degli strumenti di gestione del Piano di Magadino crea confusione ed è quindi giunto il momento di riordinare questa situazione laddove, nel pieno rispetto del nostro paesaggio e della nostra natura, è necessario avere un preciso quadro giuridico che definisca gli indirizzi di sviluppo del territorio. Unicamente con una chiarezza a livello cantonale si potrà definire con la Confederazione la valenza e i perimetri delle singole regolamentazioni federali presenti attualmente, sul Piano di Magadino, in maniera poco coordinata. Sono quindi convinto che il Cantone debba riappropriarsi delle prerogative decisionali nel definire il futuro del nostro territorio. Solo così sarà possibile evitare di trovarci con decisioni penalizzanti calate dalla Berna federale in contraddizione con misure – come nel caso dell’affossamento del collegamento in questione – già previste dal Paloc3 e inserite, con approvazione del Gran Consiglio, nel Puc del Piano.