La Costituzione federale non vale più nulla?
Seguendo la martellante campagna propagandistica orchestrata in queste settimane dagli avversari dell’iniziativa per l’autodeterminazione (detta anche “contro i giudici stranieri”) sembrerebbe che in caso di accettazione della vituperata iniziativa, saremmo colpiti da una serie infinita di disgrazie. Si parla infatti di isolamento, di inaffidabilità e soprattutto si sostiene che nel caso di denegata accettazione, ci troveremmo alla mercé di qualunque arbitrio. È quindi difficile che i cittadini sappiano resistere a un simile bombardamento. Una certa diffidenza, di fronte a un “battage” pubblicitario così unanime, da parte di forze politiche solitamente su posizioni diverse, se non opposte, mi sembra tuttavia giustificata. A insospettire è soprattutto l’argomento secondo cui centinaia o migliaia di accordi internazionali sarebbero a rischio, come se tutti fossero in contrasto con la Costituzione federale (nel qual caso occorrerebbe chiedersi che cos’abbiano firmato i “nostri” rappresentanti, o se non sarebbe il caso di renderli più attenti al rispetto di quella che finora veniva chiamata la nostra “legge fondamentale”). E come la mettiamo con la “sacralità” della Costituzione, che sembra ora dover essere considerata carta straccia o poco più, di fronte alla prevalenza di un non meglio precisato “diritto superiore”? Tra parentesi, ricordo che la Costituzione federale, al Titolo Secondo (art. 7 e seguenti) enuncia tutta una serie di diritti, che ovviamente rimarrebbero inalterati anche qualora la vituperata iniziativa fosse accolta. A titolo abbondanziale, rilevo che anche un libretto di educazione civica di recente pubblicazione, distribuito nelle scuole, intitolato “Istituzioni politiche svizzere, guida alla cittadinanza e alla democrazia” (Giampiero Casagrande editore) dà della Costituzione questa definizione: “Legge fondamentale di uno Stato, che definisce in maniera generale i rapporti fra i cittadini e lo Stato; le altre leggi devono essere conformi alla Costituzione”. Che sia da cambiare anche questa definizione?
Franco Celio
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