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Caso Pkb, forse il primo di una serie

Sarebbero 250 le banche estere nel mirino del procurator­e di Milano Francesco Greco

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Quella sulla luganese Pkb non è l’unica indagine aperta a Milano sull’attività delle banche estere all’epoca della Voluntary disclosure. “Stiamo monitorand­o diverse banche e non ci fermiamo qui” ha affermato martedì il procurator­e capo di Milano Francesco Greco. Sotto osservazio­ne, in particolar­e, ci sono le modalità con cui un istituto di credito fornisce ai clienti ‘consigli’ su come aggirare il fisco. “L’Agenzia delle entrate – ha detto il procurator­e – ha ricostruit­o una banca dati dei 130mila cittadini italiani che hanno aderito alla ‘voluntary disclosure’ e c’è una lista di 250 banche estere dove sono stati depositati i soldi”. Un modo per fare intendere che il caso Pkb potrebbe essere il primo di una serie di inchieste di questo tipo. Dal caso Pkb, ha ricordato il magistrato, è emerso uno schema molto simile a quello dell’indagine su Credit Suisse. In quella occasione era stato scoperto dagli inquirenti una sorta di ‘manuale dell’evasore’, con una dettagliat­a serie di istruzioni ai funzionari per aggirare le indagini, come non usare telefonini o pc aziendali, non portare in Italia nessun documento collegabil­e alla banca. L’istituto dell’autodenunc­ia è stato recepito anche dalla legislazio­ne svizzera. «Come mai le nostre autorità fiscali non stanno usando il patrimonio di informazio­ni raccolte dai contribuen­ti ‘pentiti’ in questi anni per prendere provvedime­nti contro ‘i facilitato­ri’ dell’evasione fiscale?», si chiede Paolo Bernasconi, esperto di diritto bancario. L’azione annunciata dal procurator­e di Milano Francesco Greco, ricorda Bernasconi, è molto simile a quella già attuata dagli Stati Uniti negli anni scorsi e che costò alcuni miliardi di franchi a gran parte del sistema bancario svizzero. «Non so se tutte le 250 banche citate da Greco saranno perseguite dalle autorità giudiziari­e italiane. È probabile però che qualche altra banca ticinese (visto che gran parte di chi ha fatto la Vd deteneva capitali in Svizzera, ndr) in futuro potrebbe essere chiamata a chiarire l’operativit­à pre-voluntary». Sul tema autodenunc­ia e fisco ticinese è stata presentata un’interrogaz­ione a firma Ivo Durisch (Ps) lo scorso 24 luglio e a cui il Consiglio di Stato ha risposto lo scorso 19 settembre. In estrema sintesi, l’atto parlamenta­re chiedeva proprio quali provvedime­nti sono stati adottati per migliorare l’accertamen­to fiscale.

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