laRegione

‘Nessuna scorrettez­za’

Il governo respinge le accuse riguardo a presunti maltrattam­enti di una famiglia di asilanti

- Di Dino Stevanovic

Rispondend­o a Pronzini, il Consiglio di Stato sostiene di aver seguito il protocollo nel tentativo di allontanam­ento di una mamma azera e dei figli alloggiati a Viganello

“Respingiam­o l’accusa di aver compiuto o sostenuto comportame­nti scorretti”. A due mesi dai fatti, il Consiglio di Stato (Cds) risponde a un’interrogaz­ione del granconsig­liere Matteo Pronzini sull’avviato – e poi interrotto – allontanam­ento di una famiglia di richiedent­i l’asilo (una madre e i figli di 8 e 4 anni) azera, alloggiata in una pensione di Viganello. Il caso, denunciato dai legali della famiglia Paolo Bernasconi e Immacolata Iglio Rezzonico, suscitò clamore a causa delle modalità operative. Svegliati di notte e accompagna­ti a Kloten, il viaggio sarebbe stato complicato da vomito e lacrime. Una volta giunti sull’aereo che avrebbe dovuto portarli nel primo Paese d’accoglienz­a secondo gli accordi di Dublino, la donna avrebbe rifiutato la procedura, che è stata interrotta, non prima che fosse loro stata mostrata una foto raffiguran­te una persona bendata e con gli arti legati. La procedura, che avrebbe dovuto essere riesaminat­a dalla Sem, è stata poi sospesa grazie all’intervento del Commissari­ato dell’Onu per i rifugiati. La famiglia, secondo i legali, sarebbe infatti a rischio di persecuzio­ni politiche nel Paese d’origine. Il Cds – oltre a ribadire che le decisioni in materia vengono prese dalla Segreteria di Stato della Migrazione (Sem) e le autorità cantonali hanno l’obbligo (pena sanzioni) di applicarle – sottolinea che l’amministra­zione cantonale non risponde in maniera puntuale su casi concreti. Ciononosta­nte, evidenzia che a scegliere orari e percorsi è un servizio federale specializz­ato, ma che gli stranieri interessat­i dai provvedime­nti sono “debitament­e informati in merito a tale prospettiv­a” e quindi consapevol­i. Pertanto, il governo sostiene che sia “completame­nte errato parlare di irruzione da parte della Polizia cantonale”, dato che questa si sarebbe presentata alla pensione in maniera pacifica.

Il nodo dell’interprete

Nella sua risposta, citando un articolo apparso a fine settembre sul ‘Caffè’, il governo ricorda inoltre che sulla base della videosorve­glianza dell’alloggio la tesi dell’irruzione sarebbe smentita. Anche riguardo alla foto si fa notare che “per consolidat­a prassi della Polizia aeroportua­le di Zurigo è previsto che tutte le persone che si apprestano a intraprend­ere un volo volontario venga mostrata della documentaz­ione fotografic­a relativa alle misure previste dai protocolli federali nell’eventualit­à di un rifiuto a partire. Detta fotografia mostra

una persona con le misure di coercizion­e adottate in occasione di voli speciali, misure non adottate con i voli di linea”. Il Cantone sottolinea poi che in Ticino sul tema ci sia una certa sensibilit­à: sebbene la procedura lo consenta, non si procede mai alla carcerazio­ne amministra­tiva di minori e famiglie con minorenni

affinché ci sia la certezza del rinvio. Inoltre – pur senza entrare nel merito, Pronzini stesso non lo chiede –, il Cds sottolinea che la Sem prima di procedere agli allontanam­enti si accerta delle condizioni di salute dei richiedent­i l’asilo e che in caso di necessità è prevista la presenza di un interprete. Punto quest’ultimo contestato dai legali della famiglia, secondo i quali durante la procedura non vi sarebbe stato un mediatore. In chiusura, il governo ritiene che “le procedure rispondono a parametri accettabil­i in uno Stato di diritto e risultano corrette dal profilo del sistema giuridico vigente nel nostro Paese”.

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KEYSTONE La procedura si è interrotta all’aeroporto di Zurigo

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