Scuola, si riparte a piccoli passi
Dopo il no alla riforma globale, il Decs punta su progetti puntuali e non contestati per le Medie
Bertoli in Commissione scolastica: potenziamento della docenza di classe e dei laboratori. Niente più discussioni sui livelli, in questa legislatura.
La riforma dell’insegnamento in Ticino riparte dal piano terra. E dopo lo schianto in votazione popolare della ‘La Scuola che verra’, l’intento del Dipartimento educazione, cultura e sport (Decs) è di accantonare i progetti globali e di affrontare uno scalino alla volta. Partendo da quelli che traballano di meno, perché non contestati. Come ad esempio il potenziamento della docenza di classe e l’estensione dei laboratori alle Medie. Non si toccano invece i temi scottanti come quello dei livelli. Almeno non per questa legislatura. «Ma mi attendo che se ne torni a parlare in futuro, però», ha chiarito ieri il consigliere di Stato Manuele Bertoli uscendo dalla Commissione speciale scolastica del parlamento. Commissione che, dopo aver rinunciato a costituire una proprio sottogruppo specifico sul tema (la maggioranza dei gruppi ha bocciato l’idea), ha convocato il direttore del Decs per avere una risposta alla domanda con cui tutti si erano lasciati il 23 settembre: ‘E adesso?’ E adesso – ha spiegato Bertoli – si potrebbe ripartire delle Medie. I temi sono quelli proposti nel 2014 da una mozione stilata da Maristella Polli (Plr) e Luca Pagani (Ppd), ovvero il potenziamento della docenza di classe, un maggiore sostegno agli allievi in difficoltà, il consolidamento e il potenziamento del ruolo di italiano e matematica, la diminuzione delle classi affollate e il favorire l’insegnamento di più materie da parte di docenti residenti. Richieste cui il governo aveva risposto nel luglio 2017 facendo notare come buona parte delle domande trovasse risposta nella ‘Scuola che verrà’. «Ora però ‘La scuola che verrà’ non c’è più e quindi la Scolastica ci ha chiesto di aggiornare quel messaggio», rileva Bertoli. Un passo opportuno, stando al consigliere di Stato: «Il fatto che il popolo abbia detto di no al credito per la sperimentazione va rispettato. Ma ciò non risolve i problemi che rimangono sul tappeto. Bisogna mettere al centro del discorso gli allievi e fare in modo che la maggior parte di essi possa avere un percorso scolastico fruttuoso. Nell’interesse dell’intera comunità».
Le misure
Tra le misure che potrebbero essere proposte nella prima mini-riforma dell’insegnamento vi sarebbero quindi l’aumento delle ore per i docenti di classe alle Medie, con lo scopo «di accompagnare meglio gli allievi nella scelta di cosa fare dopo la scuola dell’obbligo» e l’incremento dei laboratori, «che già esistono e che possono essere potenziati in quelle materie dove non sono previsti i livelli». Laboratori che, come già proposto dalla
riforma bocciata in settembre, si svolgerebbero a classi dimezzate, per rispondere all’esigenza di diminuire il numero di allievi per classe. Fattibile anche «l’inserimento di opzioni nell’ambito delle giornate-settimane progetto. Bisognerà però riconoscere a chi le organizza il necessario tempo per farlo».
Piccoli passi dunque: «Con la richiesta al governo di aggiornare i dati contenuti nelle risposte ad alcuni atti parlamentari legati alla riforma della scuola, la commissione vuole riprendere ad affrontare il tema – sottolinea dal canto suo la presidente della Scolastica Tatiana Lurati Grassi –. Ogni gruppo si pronuncerà, valutando le risposte del Consiglio di Stato. Vorremmo comunque portare a casa qualcosa entro fine legislatura». Ieri in commissione non è stata discussa l’Iniziativa parlamentare generica presentata dall’Udc all’indomani del fallimento della ‘Scuola che verrà’: «Ci è appena stata attribuita», annota Lurati Grassi.