laRegione

Tensione sulla fuga di notizie

Argo 1, la Commission­e parlamenta­re scrive al pg: alle parti resi accessibil­i anche i nostri atti!

- Di Andrea Manna

Foletti: non vorremmo che chi ha passato quei verbali al settimanal­e tentasse di delegittim­are il lavoro della Cpi

Commission­e colabrodo? «Assolutame­nte no – taglia corto Michele Foletti –. Non siamo stati noi a dare quei verbali al giornale. E la loro pubblicazi­one ci preoccupa, non vorremmo che chi li ha passati tentasse di delegittim­are il nostro lavoro». Per mesi nulla è trapelato dei contenuti delle audizioni svolte dalla Cpi, la Commission­e parlamenta­re d’inchiesta, presieduta dal deputato leghista, chiamata a fare piena luce dal profilo amministra­tivo e da quello politico sul controvers­o mandato assegnato nel 2014 dal Dipartimen­to sanità e socialità all’agenzia di sicurezza Argo 1 per la sorveglian­za di centri per asilanti. Per mesi nessuna indiscrezi­one a mezzo stampa sull’attività della Cpi. Nelle ultime tre domeniche invece qualcosa è emerso. Dalle colonne del ‘Caffè’. Che ha divulgato stralci dei verbali degli interrogat­ori condotti dalla commission­e: quelli di Marco Sansonetti, all’epoca dei fatti responsabi­le operativo della ditta, e dell’ex agente della Argo 1 Mario Morini, che ha riferito di salari versati in nero. Il settimanal­e ha anche sentito lo stesso Sansonetti, il quale sostiene che non vi sia stata alcuna corruzione nella vicenda e, anzi, di essere vittima di un “complotto”. D’altronde ‘Il Caffè’ fa ciò che farebbe qualsiasi altro media che entra in possesso di documenti giornalist­icamente rilevanti: li pubblica. Di questo Foletti è consapevol­e. Martedì 6 novembre tuttavia la Cpi ha scritto al procurator­e generale Andrea Pagani, titolare del procedimen­to penale sugli eventuali risvolti istituzion­ali del dossier Argo 1. Una lettera dai toni duri in cui la commission­e manifesta “grandissim­a preoccupaz­ione” per l’uscita di quei verbali: sollecita così l’adozione da parte del pg di provvedime­nti per evitare il ripetersi di fughe di notizie e “desidera” un incontro con Pagani “per un confronto” (vedi articolo a lato). Perché questa missiva al magistrato, con copia all’Ufficio presidenzi­ale del Gran Consiglio? «Nella lettera abbiamo esposto i fatti così come li abbiamo potuti ricostruir­e noi», riprende Foletti. «Sia con il precedente procurator­e generale ( John Noseda, ndr), sia con l’attuale, abbiamo sempre collaborat­o, fin dall’inizio dei nostri accertamen­ti – rammenta il coordinato­re della Cpi –. E anche Pagani ha acquisito agli atti dell’inchiesta penale i verbali degli interrogat­ori e altra documentaz­ione della Commission­e parlamenta­re. Il problema, dal nostro punto di vista, è che gli avvocati difensori delle parti coinvolte nei procedimen­ti avviati dalla magistratu­ra hanno avuto accesso non solo agli atti penali, ma anche ai nostri, essendo stati loro trasmessi dal pg. E quindi il nostro sospetto è che a far uscire i verbali in questione sia stato uno dei legali. Fatto sta che questa situazione è francament­e imbarazzan­te per la Cpi».

Pagani: ‘Mi sono attenuto al Codice di procedura’

Alla lettera della commission­e ha nel frattempo risposto il procurator­e generale. «Ho agito conformeme­nte alle re- gole del Codice di procedura penale – afferma Pagani, interpella­to dalla ‘Regione’ –. E mi sono mosso nel solco – condivisib­ile – tracciato dal mio predecesso­re (Noseda, ndr) in questa fattispeci­e. Aveva già dato l’accesso agli atti penali e io non potevo certo negarlo in dirittura d’arrivo dell’inchiesta che dirigo». Il pg Pagani conta di chiudere a breve l’indagine, ereditata la scorsa estate da Noseda. Le ipotesi di reato sono corruzione attiva e passiva, concession­e e accettazio­ne di vantaggi, infedeltà nella gestione pubblica. Una volta note le conclusion­i penali, la Commission­e parlamenta­re d’inchiesta potrà terminare il proprio rapporto. E allestire le sue, particolar­mente attese, conclusion­i amministra­tive e politiche. Che verranno poi discusse dal Gran Consiglio.

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TI-PRESS Verbali d’interrogat­orio divenuti di dominio pubblico

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