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L’ambasciato­re Mona difende il Patto Onu Altra richiesta di stop in Parlamento

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Firmare il Patto mondiale per la migrazione delle Nazioni Unite è nel nostro interesse di piccolo Paese. Parola dell’ambasciato­re svizzero Pietro Mona secondo cui, in un’intervista al ‘Blick’, la Svizzera rischia di perdere credibilit­à se dovesse rimanersen­e in disparte. A parere del diplomatic­o ticinese, capo della delegazion­e che ha negoziato questo documento a New York, il patto dell’Onu – non visto di buon occhio in Parlamento (cfr. articolo a lato) – dà alla Svizzera strumenti supplement­ari per negoziare accordi di riammissio­ne con altri Stati, come l’Eritrea. Un piccolo paese come la Svizzera, aggiunge, dipende dalla cooperazio­ne internazio­nale. Ebbene, questo patto non vincolante di 34 pagine è il primo strumento a livello internazio­nale volto a far sì che gli Stati cooperino al ritorno dei propri cittadini. Tra l’altro, ha spiegato Mona, è in gioco la nostra credibilit­à. “Non possiamo esigere da altri Paesi che rispettino dei principi per i quali noi stessi non vogliamo impegnarci”. Il Patto Onu dovrebbe essere firmato durante una conferenza a Marrakech che si terrà il 10 e l’11 dicembre. Stati Uniti, Austria, Ungheria e Australia hanno già deciso che si asterranno. Diverse commission­i parlamenta­ri (ultima, ieri, quella della politica estera degli Stati, con 6 voti contro 5) hanno chiesto al Consiglio federale di non approvare il documento finché le Camere non avranno esaminato le implicazio­ni politiche di questo testo. Il Consiglio federale vorrebbe firmalo, ma con riserva.

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