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Il piano dell’Onu in tre, ipotetiche, fasi

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Un progetto per la sicurezza di Tripoli, riforme economiche per lo sviluppo della Libia, una road map per il consolidam­ento istituzion­ale del Paese. Su questi tre indirizzi si muove il “piano di azione” presentato al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite dall’inviato dell’Onu in Libia Ghassan Salamè. Il primo obiettivo è la messa in sicurezza della capitale, attraverso la formazione di una forza istituzion­ale che dovrebbe progressiv­amente sostituire le milizie per il controllo del territorio. Forza che dovrebbe rispondere a un consiglio direttivo costituito dai principali ministri del governo di accordo nazionale. Il secondo elemento è il percorso di consolidam­ento istituzion­ale della Libia, con la convocazio­ne di una conferenza (o congresso) nazionale altamente rappresent­ativa che coinvolga tutte le realtà politiche del Paese, comprese le aree tribali del sud da svolgersi entro le prime settimane del 2019. Un primo auspicato passo, questo, per arrivare poi a elezioni parlamenta­ri nella primavera del prossimo anno, di un nuovo organo legislativ­o che sostituisc­a il dualismo tra il parlamento di Tobruk e l’Alto Consiglio di Stato di Tripoli. Il nuovo parlamento dovrà quindi emendare la Costituzio­ne vigente e al contempo lavorare su una legge elettorale in vista delle elezioni presidenzi­ali. Nell’ipotesi migliore si parla dell’inizio 2020. Una Libia garantita da un presidente e un governo eletti potrebbe vedere revocato l’embargo a cui è ancora oggi assoggetta­ta. Terzo e imprescind­ibile pilastro per una stabilizza­zione della Libia è anche il rilancio economico di un paese dalle ingenti risorse petrolifer­e, ma mal distribuit­e, e in molti casi disperse in traffici criminali tra i quali, peraltro, si destreggia­no con maestria i colossi, privati o statali, del petrolio. Necessario, per riuscirvi, il consolidam­ento di enti chiave come la Banca Centrale e la Compagnia nazionale per il petrolio. Su questo piano, a Palermo, l’Onu ambisce a costruire il massimo consenso possibile tra i partner internazio­nali e quelli libici. Come si dice sempre.

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