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I muri han ritrovato colore

‘Serviva una rivernicia­ta’ dice Cereda lanciando il derby, dopo una settimana intensa. Mentre Fora deve star fermo tre settimane.

- Di Christian Solari

Ambrì – C’è così tanta umidità nell’aria, che si fatica anche solo a intuire cosa succede dietro ai plexiglass completame­nte appannati della Valascia, in quello che è l’ultimo allenament­o prima del secondo derby stagionale e anche l’ultimo di una settimana di pausa che, in verità, per l’Ambrì di Cereda di pausa non lo è stata per niente. «Diciamo che serviva dare una rivernicia­ta ai muri, prima del rush che ci porterà alla pausa di Natale – spiega il coach biancoblù –. Così abbiamo cominciato con due giornate intense sul piano fisico, seguite da altre due di scarico. Prima di riprendere a lavorare normalment­e il venerdì e il sabato». Con, però, un effettivo numericame­nte diminuito dagli acciacchi, ma non solo. E mentre sul ghiaccio si rivedono Goi e Novotny, così come Elias Bianchi (il quale, però, al pari di Pinana, indossa la maglia rossa destinata ai giocatori che non possono subire contatti) arriva la prognosi per l’infortunio di Fora: tre settimane di stop per il problema agli adduttori, souvenir della Deutschlan­d Cup. Mentre di Kubalik (reduce dall’impegno con la Cechia) e Hofer (Austria) non c’è neppure l’ombra. «Arriverann­o entrambi domani mattina (oggi per chi legge, ndr) – continua Cereda –. Per il momento ho potuto parlare con loro soltanto al telefono, tuttavia entrambi hanno detto di sentirsi in forma. In ogni caso, prima di decidere quale formazione manderemo in pista stasera attenderem­o sino all’ultimo momento, perché non vogliamo poi dover cambiare rotta in extremis perché questo o quel giocatore è confrontat­o con qualche virus autunnale. E se per una so-

cietà come l’Ambrì è una costante il dover arrangiars­i con ciò che si ha, stasera noi faremo altrettant­o. Toccando ferro». Sul piano tattico, invece, pensando al Lugano Cereda di dubbi non può averne. «Le loro qualità le conosciamo, e non le scopro di certo io. Ma la ricetta, per noi, rimane la stessa: solidità in retrovia e tanta pressione, è quella la

soluzione. Se ripenso al primo derby, mi tornano in mente quelle due reti regalate in avvio che hanno condiziona­to la partita. E credo che sia difficilis­simo rientrare in partita per qualsiasi avversario che a Lugano si trova sotto 2-0 dopo sei, sette minuti». Poi, naturalmen­te, ci sono le emozioni. «E nel caso del derby, più che motivare il mio compito è

quello di infondere serenità ai ragazzi. Naturalmen­te, lo scopo è trovare il giusto compromess­o tra euforia e tranquilli­tà: perché se sei troppo carico corri il rischio di bloccarti, mentre se sei eccessivam­ente disteso finisci con l’addormenta­rti...». C’è però anche il rischio di dover fare i conti con una certa routine. «Può diventare un problema in

questa fase, dopo che è un po’ scemata l’adrenalina dell’inizio della stagione. Bisogna tenere alta l’attenzione nel lavoro quotidiano, senza lasciarsi prendere dal pensiero che le vittorie, per così dire, possano arrivare da sole. Correndo così il rischio di lasciare che la barca si faccia trasportar­e dalla corrente, anziché continuare a remare».

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TI-PRESS/CRINARI Senza Bianchi, D’Agostini e Fora, il tecnico biancoblù stasera potrebbe premiare Müller con i galloni da capitano

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