laRegione

Trattati a furor di popolo

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Coinvolger­e ancora di più il popolo in politica estera. È l’obiettivo che si pone il Consiglio federale secondo cui in futuro anche i trattati internazio­nali, che per la loro importanza si trovano allo stesso livello della Costituzio­ne federale, vanno sottoposti a referendum obbligator­io. In consultazi­one tale proposta è stata approvata da Udc, Plr e Ppd. Contrario il Ps, che preferisce il referendum facoltativ­o. Attualment­e sono sottoposti a referendum facoltativ­o i trattati internazio­nali di durata indetermin­ata e non denunciabi­li, quelli che prevedono l’adesione a un’organizzaz­ione internazio­nale, oppure che includono disposizio­ni importanti che contengono norme di diritto o per l’attuazione dei quali è necessaria l’emanazione di leggi federali. Sottostann­o a referendum obbligator­io, invece, l’adesione a organizzaz­ioni di sicurezza collettiva, come la Nato, o a comunità sovranazio­nali, vedi l’Ue. Il referendum obbligator­io per i trattati internazio­nali a carattere costituzio­nale fa già parte del diritto costituzio­nale non scritto (referendum sui generis, così denominato nel rapporto esplicativ­o). Il suo ancorament­o esplicito nella carta fondamenta­le era stato chiesto nel 2016 da Andrea Caroni (Plr) con una mozione, poi accolta dai due rami del parlamento. I socialisti si oppongono invece alla proposta del Consiglio federale “nella sua forma attuale”. Per il Ps sarebbe meglio prevedere per questi trattati la possibilit­à di lanciare un referendum facoltativ­o. Anche in questo modo, sottolinea il partito, l’obiettivo fondamenta­le della mozione, vale a dire lo sviluppo dell’espression­e democratic­a nel campo dei trattati internazio­nali, verrebbe soddisfatt­o.

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