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Gobbi partecipò alla cerimonia per i membri della P-26 ‘in risposta a un invito del Consiglio federale’

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Sì, il consiglier­e di Stato Norman Gobbi nel 2015 partecipò a una cerimonia in onore dei 44 ticinesi che fecero parte della P-26. Una cerimonia privata, ma non ‘segreta’, specifica il Consiglio di Stato rispondend­o (in 24 pagine fitte d’informazio­ni) a tre distinti atti parlamenta­ri presentati da Matteo Pronzini (Mps) e Carlo Lepori (Ps) a marzo e settembre. Gobbi – scrive il governo – “ha partecipat­o a un evento organizzat­o in risposta ad un invito esplicito del Consiglio federale”. Invito formulato in primis dal consiglier­e federale Ueli Maurer nel 2009, in cui si chiedeva di rendere onore a chi aveva servito la Patria. Per questo, lo scopo dell’evento ticinese “non era quello di riabilitar­e o onorare la P-26 – prosegue la risposta –, bensì di riconoscer­e ai suoi membri l’impegno e la dedizione profusi a favore dello Stato”. Costituita ad inizio degli anni Ottanta, l’organizzaz­ione segreta aveva il compito di preparare una resistenza interna in caso di occupazion­e della Svizzera da parte di potenze straniere. Una strategia che fondava le radici nella guerra fredda. La sua esistenza fu rivelata nel 1990 e fece parecchio discutere, tanto da portare all’istituzion­e di una Commission­e parlamenta­re d’inchiesta federale di cui fu vicepresid­ente il ticinese Werner Carobbio. Commission­e che, aggiunge il governo, assolse “i partecipan­ti” all’organizzaz­ione: “Le censure della Cpi – scriveva la Cpi – non si riferiscon­o ai membri [della] P-26, bensì ai loro ideatori e a coloro che ne hanno la responsabi­lità politica”.

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