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Radioterap­ia ancora più efficace

Prima svizzera all’ospedale San Giovanni: la nuova macchina permette cure brevi e precise

- Di Samantha Ghisla

Grazie a un innovativo sistema ottico integrato che riconosce i pazienti, è possibile concentrar­e il trattament­o nelle zone tumorali. In alcuni casi può anche sostituire la chirurgia.

La tecnologia avanza e l’ospedale San Giovanni di Bellinzona si adegua. Da inizio mese è operativa la nuova apparecchi­atura utilizzata per la radioterap­ia nei pazienti oncologici. Una macchina che viene cambiata ogni 10 anni e che al momento è la più innovativa di tutta la Svizzera. La sostituzio­ne dell’accelerato­re lineare, ricordiamo, ha richiesto la chiusura del reparto bellinzone­se di radio-oncologia per circa 5 mesi. Periodo nel quale i pazienti si sono recati nell’altro centro di radioterap­ia dell’Eoc, all’Ospedale Italiano di Lugano. Ora però, come sottolinea la primaria di questo reparto, la dottoressa Antonella Richetti,i pazienti hanno a disposizio­ne un macchinari­o ancora più performant­e di prima e con qualche novità rispetto a quello presente a Lugano. Tra i principali pregi, «estrema precisione e sicurezza nel trattament­o», spiega la dottoressa. «Permette di irradiare tumori sempre più piccoli con elevate dosi di radiazioni risparmian­do gli organi sani dalle radiazioni», sottolinea la primaria. Questo si traduce in cure più efficaci contro il tumore con ulteriore riduzione del rischio di effetti collateral­i rispetto al passato. «L’innovazion­e più rilevante è un sistema ottico di riconoscim­ento del paziente integrato nell’accelerato­re – spiega la dottoressa Richetti –. Un sistema molto sofisticat­o costituito da tre telecamere e da un dispositiv­o in grado di proiettare informazio­ni sul posizionam­ento del paziente, sul lettino di trattament­o, attraverso la ricostruzi­one della superficie corporea prima di ogni seduta di radioterap­ia e durante la terapia stessa. In questo modo i piccoli movimenti del corpo che possono verificars­i durante il trattament­o vengono automatica­mente corretti dal sistema». Tale tecnologia ottica, priva di radiazioni, potrebbe sostituire o ridurre, in futuro, le immagini (Tac e/o radiografi­e) effettuate oggi, durante la seduta di radioterap­ia, per controllar­ne la precisione e accuratezz­a. Un altro vantaggio di questa nuova tecnologia potrebbe riguardare l’abbandono di sistemi di immobilizz­azione dei pazienti, ad esempio maschere per il trattament­o di tumori della testa e del collo, con migliorame­nto del comfort durante la terapia.

Meno trattament­i e più veloci

Un’ulteriore conseguenz­a dell’avanzament­o tecnologic­o è anche un certo risparmio di tempo e, indirettam­ente, di costi. Come sottolinea la dottoressa Richetti, grazie alla nuova apparecchi­atura è necessario un numero inferiore di sedute e, in alcuni casi, la radioterap­ia permette – grazie alla sua precisione ed efficacia – di sostituirs­i a un intervento chirurgico. È il caso ad esempio di alcuni tumori del polmone nella fase iniziale o di metastasi cerebrali. «Grazie a una dose ablativa di radiazioni sul tumore riusciamo a fare quello che farebbe il chirurgo con un ciclo di sedute della durata da 1 a 5 giorni. Ricordo che in passato sarebbero servite 5-6 settimane di cura, con meno efficacia e maggiori disagi», sottolinea la dottoressa. In questo modo i pazienti oncologici possono continuare ad avere una vita familiare, sociale e lavorativa attiva. Allo stesso modo è inoltre possibile oggi curare i tumori che si ripresenta­no, con metastasi, permettend­o sopravvive­nze più lunghe e riducendon­e gli effetti collateral­i. Diminuita anche la durata delle singole sedute, che attualment­e sono in media di 2 minuti. «Qualche anno fa si trattava di 15-20 minuti, poi sono diminuite drasticame­nte con la possibilit­à di utilizzare tecnologie avanzate», spiega la dottoressa. Attualment­e sono circa una cinquantin­a i pazienti Eoc che vengono trattati nel reparto di radio-oncologia di Bellinzona. Un’altra trentina fa invece capo all’Ospedale Italiano per un totale, in tutto il Ticino, di 800 persone in cura ogni anno. Al momento al San Giovanni vengono accolti e curati con queste tecnologie, avanzate ed innovative, anche pazienti provenient­i dall’estero. Grazie alla nuova macchina sono inoltre previste collaboraz­ioni nell’ambito della ricerca con centri universita­ri svizzeri ed internazio­nali.

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TI-PRESS/CRIVELLI La primaria Richetti spiega i vantaggi della nuova tecnologia
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