laRegione

Aspettando la mamma (2)

Domani sera a Castellina­ria il documentar­io di Stefano Ferrari sul piccolo Ahmad e la sua famiglia

- Di Claudio Lo Russo

Siria, Iraq, Ticino, Germania. Mentre qui una comunità si mobilitava, Ahmad ha continuato ad aspettare sua mamma, sperando di poter finalmente camminare... Sullo schermo scorrono i diritti di ogni bambino.

«Vorrei dedicare questo film a tutti quei bimbi in fuga che non hanno avuto la fortuna di incontrare delle anime pronte come le Mamme per Ahmad». Non smette di guardarsi attorno Stefano Ferrari, con l’occhio attento e generoso di chi scorge nella propria quotidiani­tà un perimetro ampio, aperto, in cui fermare i volti e le storie delle persone che lo attraversa­no, senza paura né ingenuità; perché la realtà non si riduce mai a una bella storia e al film che la racconta. Qualcuno di certo si ricorderà del piccolo Ahmad, di cui abbiamo scritto lo scorso 17 gennaio, quando un gruppo di cittadini di Giubiasco raccogliev­a le firme per una petizione da inviare alla Cancelleri­a tedesca a Berlino: lo scopo, ottenere un visto umanitario per sua mamma, affinché potesse essergli vicina nella delicata operazione che lo aspettava a Monaco di Baviera. Ora la vicenda sua e della sua famiglia è diventata un film, ‘Ma quando arriva la mamma?’, diretto da Stefano Ferrari, che sarà presentato domani sera a Castellina­ria (e il 23 dicembre a ‘Storie’ alla Rsi). Ferrari, che di Ahmad è stato curatore educativo quando con suo padre Kameran e suo fratello Falamaz viveva in Ticino, ha deciso di realizzare un documentar­io nel momento in cui il bimbo siriano è stato espulso verso la Germania e un gruppo di donne ticinesi, mamme e docenti – le “Mamme per Ahmad” –ha deciso di attivarsi per continuare a sostenere la famiglia Osman nel suo nuovo capitolo di vita e di speranza che la aspettava in Germania. «Quando le ho viste pronte a partire per la loro missione, mi son detto che sì, era una storia da raccontare», ci aveva confidato Ferrari.

Senza frontiere

Quella petizione aveva raccolto più di 4’000 firme, ma non ha sortito l’effetto sperato. Ad oltre tre anni dalla sua partenza dall’Iraq, sulle spalle di suo padre, Ahmad ha affrontato senza sua mamma pure l’operazione per la “spina bifida”, le successive settimane di immobilità e l’inizio della lunga riabilitaz­ione che dovrebbe portarlo finalmente ad usare le sue gambe. E ogni sera ha continuato a chiedere: “Ma quando arriva la mamma?”. Eppure quella mobilitazi­one popolare ha rivelato quale energia possa prodursi in un incontro autentico, senza pregiudizi né mediazioni. Così una nuova “mamma”, dice il regista, originaria di Monte Carasso ma trasferita­si a Monaco, si è attivata: «Ha martellato le autorità tedesche con il supporto di un’amica psicologa, affinché venissero considerat­i i diritti del bambino». Con la sua consueta sensibilit­à Ferrari racconta tutto questo, il suo occhio è evidenteme­nte partecipe ma discreto e soprattutt­o lucido nel cogliere alcuni snodi

cruciali nella vicenda di Ahmad. La nuova vita nel centro per migranti a Oberteurin­gen, l’attesa e la paura dell’operazione, il dolore di chi muove i primi passi, il desiderio feroce di andare a scuola, la speranza di giorno in giorno rinnovata di riabbracci­are la mamma, una chimera che si materializ­za per via virtuale solo sullo schermo di un telefono; la stanchezza che può sopraffare anche un

bimbo, se logorato da giorni, mesi, anni di attesa continua («Tutto questo lo faccio per mia mamma», dice Ahmad). E al contempo tutto ciò che si muove al di qua della frontiera, i viaggi verso la Germania, l’impegno di adulti e ragazzi, la delusione e la speranza, l’incanto dell’incontro felice fra due bambini... Infine, dopo quattro anni, Ahmad ritroverà un giorno la sua mamma? Noi non possiamo dirlo, lo farà il film. Di certo, ci ricorda Ferrari, un’associazio­ne si è costituita, “Mamme senza frontiere”, per «tamponare ancora emergenze che non dovrebbero essere tali: purtroppo questo è il paradosso del volontaria­to». E della realtà di un pianeta in cui ancora troppi bambini, come Ahmad, continuano a pregare la Luna di poter ritrovare un giorno una mamma o un papà.

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Il regista e Ahmad, il film domani alle 20.45 all’Espocentro

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