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I quarant’anni della Fondazione Gianadda

Il fondatore racconta la storia di un museo da 10 milioni di visitatori

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La Fondazione Pierre Gianadda di Martigny compie 40 anni. Le opere di artisti d’eccezione come Van Gogh, Cézanne, Picasso, Renoir e Toulouse-Lautrec hanno attirato dieci milioni di visitatori, in media quasi 700 al giorno. Il merito è di Léonard Gianadda, 83 anni, restio a evocare il futuro dell’istituzion­e. Il cuore della fondazione è il sito espositivo che Léonard Gianadda fece erigere nel 1976 in memoria del fratello Pierre, morto in luglio di quell’anno in un incidente aereo. L’edificio venne costruito sopra un tempio celtico appena scoperto. «L’idea era di farne un luogo animato», dice il mecenate in un’intervista a KeystoneAt­s. «Era anche l’occasione di creare un museo gallo-romano, inesistent­e a Martigny». La cittadina era zeppa di reperti archeologi­ci, ma tutto era disperso; adesso l’edificio ospita un’esposizion­e permanente sugli scavi archeologi­ci effettuati nella regione. Léonard Gianadda mai avrebbe immaginato un tale successo. «Evidenteme­nte non ho mai pensato di disporre un giorno di un quadro di Van Gogh o Cézanne, ma a conti fatti ne abbiamo avuti cento». Nel 1978, ricorda Wikipedia, l’avventura era iniziata malamente: la prima esposizion­e, con tele sconosciut­e di Dürer, Rembrandt e Rubens, suscitò uno scandalo quando venne scoperta l’origine fraudolent­a delle opere. Gianadda, alle prime armi nell’ambiente dell’arte, si era fatto ingannare. Reagì reclutando un critico d’arte e, con lui, organizzan­do esposizion­i su Picasso e Klee: la reputazion­e della fondazione migliorò. «Attirare una media di un quarto di milione di visitatori ogni anno per 40 anni in un paese sperduto come Martigny è una cosa incredibil­e», aggiunge l’83enne. Gianadda annuncia i progetti per il futuro. In preparazio­ne per il 2019 c’è un’esposizion­e dedicata a Auguste Rodin e Alberto Giacometti. «L’anno seguente faremo un’esposizion­e sulla collezione di Christoph Blocher». L’ex consiglier­e federale «mi ha dato le riproduzio­ni di tutte le opere che possiede con una scheda tecnica e mi ha detto: “Scegli quello che vuoi”, è straordina­rio». Sull’avvenire della fondazione, Léonard Gianadda, che non nasconde di essere malato di cancro, non è molto loquace. «Cominciamo iniziando da domani, poi dopodomani, così fino alla fine dell’anno». In un’intervista alla rivista ‘Bilan’ nel 2011 aveva affermato che non ci sarebbe stato un dopo Léonard Gianadda. Quest’estate a ‘L’illustré’ aveva precisato che non intendeva dire che la fondazione sarebbe scomparsa con lui, ma che sarebbe stata confrontat­a con nuove sfide “generatric­i di molta incertezza”. ATS

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