‘Lo spettro di Trump campeggia come un iceberg in una notte artica’
“Il film è stato realizzato in cinque mesi e mezzo. Lo abbiamo percepito come una missione divina, da completare il più velocemente possibile. Ne sentivamo l’urgenza. Il tempo passava e la gente doveva sapere”. Così descrive ‘Una scomoda verità’ il suo regista Davis Guggenheim. Il primo film, uscito nel 2006, era nato dalle ricerche di Al Gore per il suo libro ‘Earth in the Balance’, sfociate dapprima in una serie di slide da proiettarsi al pubblico durante gli incontri sul tema, più tardi, in forma di lungometraggio, nei cinema e, infine, sul palco del Kodak Theatre di Los Angeles, premiato con l’Oscar come miglior documentario.
‘Si gela qui dentro. Dov’è il riscaldamento globale? Ne abbiamo bisogno adesso!’
“Dovrebbero esserci 21 gradi, ma si gela qui dentro. Dov’è il riscaldamento globale? Ne abbiamo bisogno adesso!” grida dal pulpito della sua campagna elettorale Donald Trump, scherzando (è un eufemismo) sulla temperatura della sala. Quella appena citata è una delle scene di ‘Una scomoda verità 2’ (‘An Inconvenient Sequel: Truth to Power’), il sequel dell’opera del 2006 programmato sabato in aula magna. Selezionato per aprire l’edizione 2017 del Sundance Film Festival, il documento rappresenta il secondo atto delle battaglie di Gore contro il negazionismo ambientale e i rischi del cambiamento climatico. “Anacronisticamente ottimista” per alcuni, per altri un aggiornamento indispensabile, il film dedica ampio spazio al ruolo svolto dall’ex-vice di Bill Clinton nel perfezionamento degli accordi di Parigi del 2015, finalizzati alla riduzione delle emissioni di anidride carbonica, una delle iniziative più importanti degli ultimi tempi. La stampa ha avuto la sua prima visione il 19 gennaio del 2017, la notte antecedente l’elezione di Donald Trump. Proprio al 45esimo presidente della storia americana si deve l’uscita degli Stati Uniti dall’accordo di Parigi sul clima. Usando parole del ‘Guardian’, al quale abbiamo rubato il titolo di questa sezione, in tutto il film “lo spettro di Trump campeggia come un iceberg in una nebbiosa notte artica”.