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Opere, la firma prima di Natale

Ticino e Lombardia sottoscriv­eranno l’intesa a Milano. Gobbi: ‘Col sud dinamiche nuove e fattuali’ Condivisa dal parlamento la bontà della strategia messa in atto con il Delegato per le relazioni esterne. A cui si potenzia lo staff a Berna.

- Di Chiara Scapozza

Per un accordo che naufraga ce n’è uno che nasce. Di portata diversa, fosse solo perché le parti contraenti sono un Cantone e una Regione, non certo due Stati. Ma la ‘roadmap’ che Ticino e Lombardia si apprestano a sottoscriv­ere dimostra che qualche margine in materia di “politica estera” può essere sfruttato anche da Bellinzona. La firma dell’intesa sulle opere di interesse transfront­aliero è imminente, dichiara Norman Gobbi in Gran Consiglio, intervenen­do in materia di relazioni bilaterali coltivate dal Delegato per le relazioni esterne Francesco Quattrini. L’incontro a Milano è previsto la settimana prima di Natale. «I rapporti con il sud oggi sono rinvigorit­i – commenta il direttore del Dipartimen­to delle istituzion­i, che presiede anche la Comunità di lavoro Regio Insubrica –. Il Consiglio di Stato porta avanti dinamiche nuove e fattuali», alludendo ai risultati che con la Lega al governo in Italia il Ticino sta ottenendo con Lombardia e Piemonte. Regioni disposte appunto a sottoscriv­ere impegni sulle infrastrut­ture, includendo pure le tempistich­e per la loro realizzazi­one, e vincolando così l’utilizzo dei ristorni delle imposte pagate in Svizzera dai frontalier­i. «Il ruolo di Quattrini rappresent­a per noi un valore aggiunto nell’intrattene­re queste relazioni verso sud», aggiunge ancora Gobbi, confermand­o pure al parlamento un parziale potenziame­nto dello staff dell’area delle relazioni esterne (è stato aperto un concorso per l’antenna a Berna). Gran Consiglio che dal canto suo ha confermato la bontà della strategia cantonale di puntare sul lavoro di ‘lobbying’, sia a sud che a nord, direzione capitale federale. Fino al 2016 i delegati erano due, uno per fronte. Con la nomina di Jörg De Bernardi a vicecancel­liere della Confederaz­ione, il governo ha optato per razionaliz­zare, estendendo i compiti di Quattrini anche al nord. «La decisione di optare per una sola figura è stata presa per ottimizzar­e la gestione dei dossier», ha ribadito Gobbi. Per Lega e Ppd la scelta giusta, per Plr e Ps da tenere sott’occhio e potenziare appena le risorse lo permettono o i compiti lo richiedono, per l’Udc da ampliare a prescinder­e.

Accordo frontalier­i congelato. Chiesa (Udc) sollecita il Consiglio federale: ‘Rimaniamo con un pugno di mosche in mano’.

Quanto al congelamen­to a Roma del nuovo accordo sui frontalier­i parafato da Svizzera e Italia nel 2015 (vedi la ‘Regione’ di ieri) non sono mancate le reazioni. Quella della Lega dei ticinesi, in primis, che con un comunicato stampa ha stigmatizz­ato la scelta della maggioranz­a del governo di non bloccare il versamento dei ristorni, come avevano proposto ancora quest’anno i ministri leghisti. Dal canto suo Marco Chiesa (Udc) sollecita con un’interrogaz­ione urgente il Consiglio federale. “In buona sostanza – scrive il consiglier­e nazionale – dopo anni di negoziazio­ne tra le parti, fiumi di parole, accuse e controaccu­se, avanzate e retromarce, tutto rimarrebbe come è allo stato attuale”. Chiede quindi qual è lo stato del processo di sottoscriz­ione dell’accordo sui frontalier­i e, in merito alla negoziazio­ne che ha portato alla ‘firma tecnica’ del nuovo testo, domanda al governo federale una “valutazion­e complessiv­a”. “Vi sono forse ingenuità da attribuire alla nostra delegazion­e? Quali vantaggi ha ottenuto il nostro Paese dall’Italia e quali contropart­ite ha effettivam­ente concesso la Svizzera nell’ambito della Roadmap? Il Consiglio federale intende prendere delle iniziative nei confronti dell’Italia o si accontenta di subire le conseguenz­e delle scelte di Roma?”. Chiesa ricorda infine che a suo tempo il Consiglio federale aveva rifiutato di immaginare una compensazi­one per il Cantone in caso di una mancata sottoscriz­ione dell’accordo. “Il Ticino rimarrà dunque con un pugno di mosche in mano? Nella Roadmap si configurav­a anche l’accesso al mercato finanziari­o italiano. A che punto siamo? Gli operatori ticinesi possono sperare che a breve tale accesso sia sbloccato? Sono previste pressioni da parte svizzera nei prossimi tempi affinché l’accesso sia garantito?”.

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A maggio la visita della delegazion­e a Bellinzona era stata definita ‘proficua’

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