Anche con la riforma fiscale e AlpTransit, il Ticino arretrerà in classifica
Nel 2025 Zugo continuerà ad essere il cantone più attraente per le imprese, mentre Zurigo sarà superato da Basilea Città e il Ticino – nonostante l’apertura della nuova galleria ferroviaria del Monte Ceneri – perderà un’ulteriore posizione, finendo quartultimo, per ragioni eminentemente fiscali (altrove le imposte saranno ridotte in misura maggiore). È quanto prevede uno studio di Credit Suisse. Il potenziale economico a lungo termine dei cantoni svizzeri dipende in larga misura dalle condizioni quadro per le aziende, affermano gli economisti della grande banca in un comunicato stampa. Per valutare questo aspetto Credit Suisse pubblica un indice annuale della qualità della localizzazione (Iql), focalizzato su sette fattori. La classifica di quest’anno presenta poche variazioni rispetto a quella del 2017. Zugo rimane leader incontrastato, seguito da Zurigo, Argovia, Basilea Città, Nidvaldo, Svitto e Lucerna. Sotto la media elvetica vi sono 13 cantoni: fra questi il Ticino, che guadagna un posto e si pone in quintultima posizione, lasciandosi alle spalle Friburgo, Grigioni, Vallese e Giura. Credit Suisse scompone però anche la Svizzera in 110 regioni economiche: così facendo i distretti di Lugano e, soprattutto, di Mendrisio brillano rispetto alle altre zone del cantone. Gli specialisti di Credit Suisse guardano però soprattutto avanti, al 2025. Questo perché la legge federale concernente la riforma fiscale e il finanziamento dell’Avs (Rffa) – il progetto elaborato dal parlamento che prevede sgravi fiscali per le imprese con una compensazione sociale nell’assicurazione vecchiaia e superstiti – cambieranno radicalmente le carte in tavola. A patto che il popolo – che sarà probabilmente chiamato a dire la sua il 19 maggio – dia il suo benestare. L’apertura della galleria di base del Monte Ceneri nel 2020 migliorerà la raggiungibilità del Ticino e consentirà di integrare il mercato del lavoro e il mercato immobiliare a nord e a sud del colle. Con la prevista riduzione dell’aliquota d’imposta sugli utili al 16,8% il Ticino rimarrebbe però indietro, subendo una perdita di attrattiva fiscale e scendendo di un gradino (al 23esimo posto).