laRegione

Dalla carrozzell­a torna a camminare

- Di Cristina Ferrari

Prima di Lugano solo New York era fin qui riuscita nell’intervento. È dunque una ‘prima’ europea quella realizzata dal Neurocentr­o della Svizzera italiana nella cura dei dolori cronici. Protagonis­ta dell’operazione, realizzata su una paziente affetta da gravissimi dolori neuropatic­i che l’avevano costretta su una sedia a rotelle, l’équipe del dottor Paolo Maino, viceprimar­io e responsabi­le del Centro di terapia del dolore. Ma in che cosa è consistito l’intervento? Il gruppo di ricercator­i è, cioè, riuscita a posizionar­e quattro elettrodi sui gangli dorsali delle radici spinali lombari e sacrali della paziente, in grado di inviare impulsi elettrici capaci di interferir­e con le vie di trasmissio­ne del dolore e di modificarn­e l’impulso che giunge al cervello. Un’operazione giudicata particolar­mente delicata – ha spiegato L’Ente ospedalier­o cantonale – “per la novità di fissare gli elettrodi anche tra le vertebre sacrali”. E il risultato è stato strabilian­te: i dolori a riposo sono completame­nte scomparsi e la paziente è ora in grado di camminare per brevi distanze. “La paziente – come evidenziat­o nel comunicato stampa dal dottor Maino – aveva già provato diverse terapie e approcci farmacolog­ici per curare una neuropatia di origine autoimmune manifestat­asi nel 2016 e che le provocava dolori alle piante dei piedi talmente forti da impedirle di camminare”. Dopo avere esaminato tutte le possibilit­à offerte dalla medicina in Svizzera, la paziente – lei stessa dottoressa e professore­ssa all’Ospedale universita­rio di Ginevra – è venuta a sapere che al Centro di terapia del dolore dell’Eoc era in corso uno studio scientific­o per valutare l’efficacia di questa nuova tecnica di neuromodul­azione per il controllo di dolori causati da neuropatie periferich­e. La professore­ssa ha quindi deciso di partecipar­e allo studio e sottoporsi al test di neurostimo­lazione: “Si tratta di una tecnica che consente – come annotato dal viceprimar­io – di evitare il ricorso a farmaci molto potenti dagli effetti secondari rilevanti, usata per curare patologie estremamen­te dolorose che possono condurre un paziente a completa invalidità. L’intervento, condotto in regime ambulatori­ale, apre anche la via a interessan­ti applicazio­ni per la cura di questo tipo di patologie molto invalidant­i che colpiscono altre parti del corpo”. Una collaboraz­ione è, infatti, in atto con l’Università olandese di Maastricht nell’ambito diabetico.

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TI-PRESS Il dottor Paolo Maino

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