Volontari pronti ad assistere i senzatetto
«Essendo poco intelligenti e comportandoci in modo insensato abbiamo deciso di continuare lungo la nostra strada, anche perché in questi giorni si è annunciato l’inverno. E noi essendo ‘stolti’ ci siamo preparati ad affrontare, dal prossimo 1° dicembre, l’emergenza freddo». Roberto Bernasconi, instancabile direttore della Caritas diocesana di Como non le manda a dire. Ma che storia è questa di essere ‘stolti’? «È quanto mi sono sentito dire da un politico che nella gente ha inculcato la paura nei migranti e nei senzatetto – risponde Bernasconi –. Chi è? Lasciamo perdere. Pensiamo agli oltre duecento senzatetto di Como». Un numero in continua crescita. «Anche perché i respingimenti dalla Svizzera continuano: negli ultimi quattro mesi le riammissioni sono state oltre duemila e questo ha contribuito a far degenerare la situazione. Il campo governativo aveva ancora un ruolo da svolgere». Sulla continuità delle riammissioni ci sono i dati forniti dalle autorità svizzere. Riammissioni irregolari? «Il problema è il numero delle riammissioni e l’impossibilità di fare qualcosa di utile. Ma parliamo dell’emergenza freddo». Parliamone. «Dal 1° dicembre si riparte. Agli attuali ricoveri in grado di ospitare 120 senzatetto, da parte nostra, negli spazi del Centro Cardinal Ferrari, mettiamo a disposizione 95 posti letto. Una quarantina nelle palestre e gli altri nei tendoni riscaldati. Unitamente all’impegno di tutte le organizzazioni, laiche e religiose, ritengo che nessuno sarà lasciato per strada. Salvo gli irriducibili clochard che proprio non ne vogliono sapere di dormire in una struttura. Anche loro, comunque, non saranno abbandonati – assicura Bernasconi –. Quelli rintracciabili saranno riforniti di bevande calde, abbigliamento, coperte e medicine. «L’esercito degli stolti è in continua crescita – conclude il direttore della Caritas lariana –. Lo dimostra il fatto che i volontari disponibili per il servizio di notte hanno risposto in gran numero al nostro invito. Una ulteriore conferma che i comaschi sono lontani anni luce dalla politica della paura». M.M.