‘Volevamo aiutare queste persone’
Alla sbarra due iracheni per il trasporto di 14 persone in Germania. Oggi la sentenza.
Sono stati fermati il 6 marzo 2017 a Pizzamiglio con due clandestini in auto i due cittadini iracheni comparsi ieri davanti alla corte delle Assise correzionali di Mendrisio. I due, un 42enne e un 35enne beneficiari di un permesso B in Ticino, devono rispondere di usura aggravata (per mestiere), subordinatamente usura, e infrazione aggravata alla Legge federale sugli stranieri. La giudice Rosa Item pronuncerà la sentenza oggi alle 16. Nella prima giornata di dibattimento, la presidente della Corte ha ricostruito i quattro viaggi effettuati dagli imputati. Quattordici le persone, tra loro anche tre bambini provenienti dal Kurdistan iracheno («volevamo aiutare solo loro e non altre etnie»), trasportate da Milano alla Germania, passando dai valichi incustoditi di Vacallo Pizzamiglio e Chiasso strada. Viaggi che avrebbero fruttato loro almeno 8’800 euro. Fatta eccezione per l’ultimo trasporto (dove il costo è stato di 900 euro «non volevamo più farlo, doveva essere l’ultimo») il costo a persona era di 500 euro. Ad agganciare il 42enne chiedendogli la disponibilità ad effettuare i trasporti è stato un suo connazionale, vecchia conoscenza della giustizia ticinese che lo ha già condannato ed espulso per fatti analoghi. L’imputato ha poi coinvolto il 35enne, che ha accettato «per bisogno di soldi». Ma a spingere i due – alle loro spalle un viaggio pagato 10 e 12mila dollari per raggiungere la Svizzera nascosti in un camion – è stata la volontà di aiutare queste persone. «Per me non è stato un lavoro ma il fare un favore», ha spiegato il più giovane, che ha usato la sua auto per i trasporti. «Non ho fatto domande: in macchina si addormentavano subito». Parole analoghe per il 42enne. «Prima di tutto era un aiuto», ha spiegato. Lui, con un’auto a noleggio «che usavo anche per lavoro», era la staffetta. Entrambi si sono detti consapevoli dell’illegalità perché «le persone non avevano documenti e non potevano salire su un bus o un treno». Il procuratore pubblico Paolo Bordoli ha proposto condanne a 14 e 13 mesi sospesi e pene pecuniarie da saldare di 40 e 30 aliquote. Non ha per contro richiesto l’espulsione obbligatoria, riconoscendo, legge alla mano, il caso come di rigore. «Il prezzo più caro di una loro eventuale espulsione lo pagherebbero le mogli e i figli». Intervenuto per il 35enne, l’avvocato Costantino Delogu ha chiesto il proscioglimento dall’usura e una condanna non superiore ai 4 mesi sospesi per infrazione semplice alla Lf sugli stranieri. L’imputato, ha sostenuto il legale, «è stato coinvolto, ma anche utilizzato da un’organizzazione criminale che ha agito senza scrupoli». La legale del 42enne, l’avvocato Cynthia Bruschi, si è invece battuta per una condanna non superiore ai 2 mesi di detenzione sospesi per tentata usura. Il solo caso riconosciuto è stato quello che ha portato al fermo dei due. Per la legale i costi richiesti «sono conformi alle spese per un taxi». Nell’atto d’accusa si evidenzia invece la “netta sproporzione” dato che le tariffe applicate vanno dai 45,80 euro (bus di linea) e i 213 franchi (treno). P.COL.