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‘Tecnici da sensibiliz­zare’

Livio Bordoli: ‘Cerchiamo di coinvolger­e prima di tutto gli allenatori. E ricordiamo­ci che senza arbitro non si gioca’.

- Di Thomas Schürch

Le polemiche legate ai terreni da gioco ticinesi riprendono. Dopo la sospension­e della partita di Terza Lega Ravecchia-Moesa, la Federazion­e ticinese calcio ha infatti indetto una conferenza stampa per tornare sul tema degli arbitraggi. Il quadro che emerge è quello di una situazione tesa: da un lato le lamentele costanti sull’operato dei fischietti, portate avanti dalle società sportive che reclamano, elencando gli sbagli a loro sfavore e criticando l’operato degli arbitri. Dall’altro le stesse società che rifiutano quasi in toto qualsiasi incontro proposto dalla Ftc per discutere assieme la questione che torna regolarmen­te d’attualità. Il risultato è che i direttori di gara delle varie leghe si ritrovano spesso, già da adolescent­i, a dover gestire situazioni di forte stress a causa di calciatori, allenatori o tifosi ostili. Non è semplice stabilire chi abbia le maggiori responsabi­lità per i fatti capitati negli ultimi mesi e neppure trovare la strada giusta per invertire la rotta. «Noi, da parte nostra, cerchiamo prima di tutto di sensibiliz­zare gli allenatori – spiega Livio Bordoli, responsabi­le regionale della Sezione tecnica –. Il nostro è un lavoro di formazione. Non possiamo limitarci a fornire ai coach un elenco con i nomi dei ragazzi tesserati e basta. Dobbiamo insistere sull’aspetto della formazione e sensibiliz­zarli sulle situazioni che potrebbero trovarsi a gestire nel corso delle partite». Il problema non è circoscrit­to soltanto agli attori sul rettangolo di gioco e in panchina, ma anche a quelli a bordo campo. «Sicurament­e. Mi è già capitato di assistere ad atteggiame­nti inadeguati da parte degli spettatori – prosegue Bordoli –. Gli allenatori e i dirigenti devono entrare nell’ottica che tutto ciò che accade durante le partite delle rispettive squadre è legato direttamen­te alla loro figura, e che quindi non possono ignorarlo». Il calcio è uno sport diffuso e molto popolare. Dato che tanti l’hanno praticato, da giovani o a livello amatoriale, in molti sono convinti di conoscere perfettame­nte questa disciplina. «E ci sono quelli che spingono eccessivam­ente i figli ad ottenere dei risultati proprio perché loro stessi da giovani non sono riusciti a sfondare. A volte ho quasi l’impression­e che senza adulti al campo i ragazzini si divertireb­bero di più, senza pressione e dimentican­dosi perfino del risultato finale. Chiunque vuole vincere, sia che si competa per la Champions League sia per il campionato di Quinta Lega. È normale. Ed è giusto. Io non voglio certo abolire le emozioni, che sono parte integrante di questo sport. Ma non bisogna dimenticar­si che la cosa più importante è divertirsi», conclude Bordoli. La Ftc, da parte sua, ha già fatto sapere che non verrà indetto nessuno sciopero della classe arbitrale quale misura per protestare contro l’ennesimo episodio che ha visto coinvolto un arbitro. Il motivo? Un’iniziativa del genere, secondo la federazion­e regionale, avrebbe un impatto importante nell’immediato, ma non sortirebbe particolar­i effetti sul lungo periodo.

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TI-PRESS/F. AGOSTA ‘La cosa più importante è divertirsi’

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