Errori morali
Sabato 17 novembre, www.bluewin.ch, trasmette la seguente notizia diffusa alle ore 13.14 da Ats: “Il capo dell’Esercito svizzero Philippe Rebord si è scusato per le spese eccessive sostenute dai vertici militari. In un’intervista rilasciata alla trasmissione ‘Samstagsrundschau’ della radio svizzero-tedesca Srf ha ammesso ‘errori morali’. Questa cultura esiste da anni nell’Esercito, ma non ci si è interrogati a sufficienza sul suo impatto all’esterno, ha aggiunto Rebord”. Queste ultime parole potrebbero far pensare che il problema non stia dunque tanto nella “cultura” delle spese fuori controllo delle alte sfere dell’Esercito, quanto nell’impatto all’esterno. Se non ci fosse stato l’impatto, ovvero la reazione critica di una parte non trascurabile dei cittadini, provocata dai mass media nell’intento di mettere in risalto gli aspetti meno qualificanti della vicenda nei confronti dei comandi dell’Esercito (i soldi dei contribuenti usati per banchetti, vacanze, massaggi, bagni termali e quant’altro), non si porrebbe nessun problema. Ma in una società democratica è impossibile imporre la censura. Rebord continua: “Dal punto di vista penale e disciplinare non ci si può rimproverare nulla, ma da quello morale sì… Tra i quadri militari predominano ancora tradizioni e costumi che non sono più in linea con i tempi… Con gli occhi di oggi occorre fare autocritica e ammettere che presso i vertici dell’Esercito sono stati fatti errori morali”, ha aggiunto Rebord, precisando che egli stesso non ha sempre dato prova della sufficiente distanza critica. Vorrei scusarmi con tutte le persone in Svizzera che a giusta ragione si aspettano che si faccia buon uso dei soldi dei contribuenti”. Parole sante! Ma che si fa con coloro che non ne hanno fatto buon uso, visto che “dal punto di vista penale e disciplinare non ci si può rimproverare nulla”? Prima di tutto bisognerebbe chiarire a chi si riferisce con questo “non ci si può”? Al Capo dell’Esercito Rebord? A Rebord e al Consigliere federale competente Guy Parmelin? Ai due citati e ai militari di alto rango che hanno beneficiato delle spese in questione? Soltanto a questi ultimi appare improbabile sotto il profilo linguistico, in quanto, in tale ultimo caso c’è un “ci” di troppo. Ad ogni, modo qualcosa bisognerà pur fare con coloro che hanno commesso errori morali, pur con tutta la comprensione e la finalità redentiva. “Errare humanum est, perseverare diabolicum”. Rebord conclude affermando che “ora è necessario un cambiamento di mentalità”. Ricordando che il Capo del Dipartimento federale della difesa Guy Parmelin ha già ordinato tale cambiamento: ma è possibile che una mentalità cambi in seguito a un ordine? Rebord dichiara “che farà tutto il possibile affinché il nuovo regolamento delle spese tenga conto di questa evoluzione”. Finalmente si parla di cose concrete, invece di disquisire sugli errori morali e la mentalità. Mi viene in mente un “western all’italiana” di Sergio Leone: “Quando si spara si spara, non si chiacchiera!”. In ogni caso, l’affermazione riportata, secondo la quale “dal punto di vista penale e disciplinare non c’è nulla da rimproverare”, sarà pur corretta (come pur si moveva e ancor si move, a dire di Galileo, la terra intorno al sole) ma forse è stata alquanto affrettata.