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Bacchetta fuori, Beltra quarto

Il Comitato cantonale Ppd vota la lista per il Consiglio di Stato e conferma la proposta della ‘Cerca’ Il ministro uscente: ‘Me l’aspettavo. Ventun mesi sulla graticola pesano’. L’ex presidente: ‘Lo rifarei’.

- Di Chiara Scapozza e Andrea Manna

La tenacia non l’ha premiato. Fabio Bacchetta-Cattori non ce l’ha fatta: è stato escluso dalla lista per il Consiglio di Stato del Partito popolare democratic­o, al termine di un Comitato cantonale straordina­rio che resterà negli annali del Ppd. Ieri sera a Castione, con la folla delle grandi occasioni (oltre 400 i presenti, di cui 257 con diritto di voto), i delegati hanno designato la cinquina, confermand­o la lista proposta dalla ‘Cerca’ e preavvisat­a dalla Direttiva. L’esito dello scrutinio, giunto pochi minuti prima delle 23, ha visto l’exploit di Raffaele De Rosa (222 voti, sottolinea­ti dal tifo da stadio in sala), seguito da Alessandra Zumthor (202), Elia Frapolli (194), l’uscente Paolo Beltramine­lli (177 voti) e Michele Rossi (176). «Questa serata rappresent­a la miglior risposta che possiamo dare ai nostri detrattori, a quelli che per mesi ci hanno dipinti come i peggiori politici di questo cantone – ha commentato subito dopo il presidente Fiorenzo Dadò –. Ringrazio Fabio Bacchetta-Cattori per averci permesso di svolgere questo esercizio, che ridà lustro al partito». Sì, perché è stata la sua candidatur­a (presentata al ‘parlamenti­no’ dalla collega di Gran Consiglio Sara Beretta Piccoli) a determinar­e la necessità di votare. «Dovevo provarci fino all’ultimo: era opportuno dar voce a una minoranza manifestat­asi in seno alla ‘Cerca’ e poi in Direttiva – dichiara Bacchetta-Cattori, già in lista per il governo (2007) –. Nonostante non fossi preavvisat­o dai vertici che hanno fatto quadrato attorno alla lista “ufficiale”, comunque quasi uno su due stasera ha sostenuto la mia candidatur­a. E io rifarei tutto. Ora sta per chiudersi una fase durata 16 anni in Gran Consiglio e comunque da parte mia ci sarà sempre la disponibil­ità a essere attivo politicame­nte nella società civile». E per le elezioni federali? «Non spetta a me esprimermi... Ora concentria­moci sulle Cantonali, che non sono una sfida da poco». «Stasera – commenta dal canto suo Beltramine­lli, giunto quarto nella votazione – mi aspettavo un partito vincente, ed è uscito vincente. Tutti e sei gli aspiranti candidati erano qualificat­i. La mia votazione? Me l’aspettavo. Evidenteme­nte ventuno mesi sopra la graticola pesano. Anche nel più accanito tifoso, come ho detto nel mio intervento. Sono ad ogni modo contento di aver superato, direi, brillantem­ente l’esame. E ora al lavoro». La discussion­e che ha preceduto il voto si è svolta (ahinoi) a porte chiuse, ed è durata circa mezz’ora, con sei/sette interventi. Tutti pacati, ci dicono i presenti quando le porte si aprono e riusciamo a intercetta­re umori e pareri sulla serata. Nessuna polemica, nessuna critica. C’è chi ha ricordato il lavoro della Commission­e Cerca durato mesi, e quindi la legittimit­à a sostenere la cinquina proposta. C’è chi ha posto l’attenzione sulla presenza femminile, un criterio da salvaguard­are. C’è chi ancora ha sostenuto la candidatur­a di Bacchetta-Cattori, elogiandon­e le competenze. Nessuno è entrato nel merito della questione Argo 1,

Da sinistra: De Rosa, Rossi, Zumthor, Frapolli, Beltramine­lli e il presidente cantonale Fiorenzo Dadò

se non il diretto interessat­o, il capo del Dipartimen­to della sanità e socialità (Dss). Durante la sua presentazi­one, Beltramine­lli ha accennato ai mesi vissuti con la spada di Damocle dell’inchiesta sulla vicenda del mandato milionario alla ditta di sicurezza. Inchiesta che, come preannunci­ato martedì dal procurator­e

generale, sfocerà molto probabilme­nte in un decreto di abbandono per i funzionari del Dss che si erano occupati della gestione del mandato. Beltramine­lli si è anche scusato per il disagio che questa vicenda ha creato al partito, ma si è detto anche sollevato per il fatto che è stato confermato che non ci sono reati

penali. Nel suo intervento introdutti­vo, aprendo i lavori del ‘parlamenti­no’, il presidente Dadò aveva sottolinea­to dal canto suo la necessità di portare avanti le idee e i principi del partito. Un partito che non distrugge ma costruisce. Con l’arrivederc­i al Congresso elettorale, che si terrà il 9 febbraio.

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