Bacchetta fuori, Beltra quarto
Il Comitato cantonale Ppd vota la lista per il Consiglio di Stato e conferma la proposta della ‘Cerca’ Il ministro uscente: ‘Me l’aspettavo. Ventun mesi sulla graticola pesano’. L’ex presidente: ‘Lo rifarei’.
La tenacia non l’ha premiato. Fabio Bacchetta-Cattori non ce l’ha fatta: è stato escluso dalla lista per il Consiglio di Stato del Partito popolare democratico, al termine di un Comitato cantonale straordinario che resterà negli annali del Ppd. Ieri sera a Castione, con la folla delle grandi occasioni (oltre 400 i presenti, di cui 257 con diritto di voto), i delegati hanno designato la cinquina, confermando la lista proposta dalla ‘Cerca’ e preavvisata dalla Direttiva. L’esito dello scrutinio, giunto pochi minuti prima delle 23, ha visto l’exploit di Raffaele De Rosa (222 voti, sottolineati dal tifo da stadio in sala), seguito da Alessandra Zumthor (202), Elia Frapolli (194), l’uscente Paolo Beltraminelli (177 voti) e Michele Rossi (176). «Questa serata rappresenta la miglior risposta che possiamo dare ai nostri detrattori, a quelli che per mesi ci hanno dipinti come i peggiori politici di questo cantone – ha commentato subito dopo il presidente Fiorenzo Dadò –. Ringrazio Fabio Bacchetta-Cattori per averci permesso di svolgere questo esercizio, che ridà lustro al partito». Sì, perché è stata la sua candidatura (presentata al ‘parlamentino’ dalla collega di Gran Consiglio Sara Beretta Piccoli) a determinare la necessità di votare. «Dovevo provarci fino all’ultimo: era opportuno dar voce a una minoranza manifestatasi in seno alla ‘Cerca’ e poi in Direttiva – dichiara Bacchetta-Cattori, già in lista per il governo (2007) –. Nonostante non fossi preavvisato dai vertici che hanno fatto quadrato attorno alla lista “ufficiale”, comunque quasi uno su due stasera ha sostenuto la mia candidatura. E io rifarei tutto. Ora sta per chiudersi una fase durata 16 anni in Gran Consiglio e comunque da parte mia ci sarà sempre la disponibilità a essere attivo politicamente nella società civile». E per le elezioni federali? «Non spetta a me esprimermi... Ora concentriamoci sulle Cantonali, che non sono una sfida da poco». «Stasera – commenta dal canto suo Beltraminelli, giunto quarto nella votazione – mi aspettavo un partito vincente, ed è uscito vincente. Tutti e sei gli aspiranti candidati erano qualificati. La mia votazione? Me l’aspettavo. Evidentemente ventuno mesi sopra la graticola pesano. Anche nel più accanito tifoso, come ho detto nel mio intervento. Sono ad ogni modo contento di aver superato, direi, brillantemente l’esame. E ora al lavoro». La discussione che ha preceduto il voto si è svolta (ahinoi) a porte chiuse, ed è durata circa mezz’ora, con sei/sette interventi. Tutti pacati, ci dicono i presenti quando le porte si aprono e riusciamo a intercettare umori e pareri sulla serata. Nessuna polemica, nessuna critica. C’è chi ha ricordato il lavoro della Commissione Cerca durato mesi, e quindi la legittimità a sostenere la cinquina proposta. C’è chi ha posto l’attenzione sulla presenza femminile, un criterio da salvaguardare. C’è chi ancora ha sostenuto la candidatura di Bacchetta-Cattori, elogiandone le competenze. Nessuno è entrato nel merito della questione Argo 1,
Da sinistra: De Rosa, Rossi, Zumthor, Frapolli, Beltraminelli e il presidente cantonale Fiorenzo Dadò
se non il diretto interessato, il capo del Dipartimento della sanità e socialità (Dss). Durante la sua presentazione, Beltraminelli ha accennato ai mesi vissuti con la spada di Damocle dell’inchiesta sulla vicenda del mandato milionario alla ditta di sicurezza. Inchiesta che, come preannunciato martedì dal procuratore
generale, sfocerà molto probabilmente in un decreto di abbandono per i funzionari del Dss che si erano occupati della gestione del mandato. Beltraminelli si è anche scusato per il disagio che questa vicenda ha creato al partito, ma si è detto anche sollevato per il fatto che è stato confermato che non ci sono reati
penali. Nel suo intervento introduttivo, aprendo i lavori del ‘parlamentino’, il presidente Dadò aveva sottolineato dal canto suo la necessità di portare avanti le idee e i principi del partito. Un partito che non distrugge ma costruisce. Con l’arrivederci al Congresso elettorale, che si terrà il 9 febbraio.