Migrazione, per ora niente patto
Il governo intende aspettare i dibattiti parlamentari prima di decidere sul testo dell’Onu La Svizzera non parteciperà alla conferenza internazionale in Marocco durante la quale verrà firmato l’accordo delle Nazioni Unite
Bare/Ats
Nessuna firma in vista sul patto dell’Onu per la migrazione. Il Consiglio federale ha stabilito ieri di non partecipare alla conferenza internazionale durante la quale il testo sarà approvato. Il governo intende infatti aspettare l’esito dei dibattiti parlamentari, prima di decidere. Il patto globale sulla migrazione delle Nazioni Unite verrà firmato dalla maggior parte dei Paesi durante il vertice che si terrà il 10 e l’11 dicembre a Marrakech, in Marocco. L’Onu intende così definire per la prima volta principi sulla condotta che gli Stati devono tenere nei confronti dei migranti. Nel frattempo però il testo ha generato diverse opposizioni in diversi Paesi: agli Stati Uniti, che avevano da subito annunciato di non approvare l’accordo, si sono aggiunti, tra gli altri, l’Austria, l’Ungheria e l’Australia. Nelle ultime settimane anche in Svizzera, il patto è stato oggetto di controversie. Con al centro delle discussioni una persona ben precisa: il ‘ministro’ degli Esteri Ignazio Cassis. Il consigliere federale ticinese ha infatti tenuto tutti sulle spine con un comportamento piuttosto ambivalente: stando al ‘Tages-Anzeiger’, Cassis ha dapprima messo in discussione il patto – elaborato tra l’altro grazie al sostegno attivo dell’ambasciatore svizzero all’Onu – in governo, sottoponendolo in seguito all’Amministrazione federale per un esame approfondito. Lo scorso 10 ottobre l’esecutivo, con l’appoggio del ‘ministro’ degli Esteri, aveva poi annunciato che avrebbe approvato il trattato. Successivamente Cassis ha anche difeso il testo in parlamento e davanti ai vertici dei partiti. Infine ieri il dietrofront: a Marrakech la Svizzera non ci sarà, perché intende attendere l’esito dei dibattiti parlamentari durante l’imminente sessione invernale delle Camere federali.
Poche chance nel plenum
“È l’inizio della fine del sostegno svizzero al patto sulla migrazione”, ha scritto ieri il ‘Tagi’: se nel plenum i rapporti di forza rispecchieranno quelli nelle commissioni, l’accordo avrà poche chance di essere approvato. E questo per la soddisfazione dell’Udc – che ha utilizzato il patto come esempio negativo nella campagna per la sua iniziativa ‘contro i giudici stranieri’ – e di quell’ala del Plr che con l’elezione di Cassis al posto di Didier Burkhalter non ha nascosto un certo compiacimento per il cambiamento di rotta della politica estera dell’esecutivo. Ben tre commissioni su quattro hanno infatti chiesto che il patto non venga firmato prima di un’approvazione del parlamento. Solamente la Commissione di politica estera del Nazionale ha sostenuto che il Consiglio federale dovrebbe firmarlo. Durante la sessione che inizierà lunedì prossimo le Camere si chineranno quindi su queste proposte.
La Svizzera applica già i principi
Nel comunicato diffuso ieri dal Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae), il governo si dice tuttavia convinto che il patto risponda agli interessi della Svizzera, “perché mira a definire alcuni criteri per una migrazione ordinata, contribuendo così a ridurre i flussi migratori irregolari”. L’esecutivo ha inoltre indicato che la Svizzera applica già i principi e gli obiettivi generali (non vincolanti) del patto. Proprio per questo motivo lo scorso 10 ottobre il governo si era detto disposto a firmare il trattato. Solamente su un punto il patto dell’Onu sulla migrazione diverge dal diritto svizzero: ovvero per quanto riguarda la detenzione in vista dell’espulsione dal Paese di minori di età superiore ai 15 anni. La legislazione elvetica infatti lo consente, mentre il patto raccomanda di evitare simili misure. L’esecutivo aveva però ritenuto che ciò non avrebbe impedito l’adesione al trattato.