laRegione

Cenerentol­a va al duello

- Di Matteo Caratti

In due giorni il partito di Fiorenzo Dadò è stato raggiunto da due segnali importanti: i quattro decreti d’abbandono prospettat­i dalla Procura su Argo 1 e la benedizion­e della lista da parte del comitato cantonale Ppd in quel di Castione. Il primo segnale, inviato dalla Procura, ha permesso al partito, ma soprattutt­o al ministro uscente, di tirare un sospiro di sollievo. Non si può invece dire lo stesso dell’esito del voto del parlamenti­no cantonale sul mix per la lista del Consiglio di Stato. Questo perché (a sorpresa) Paolo Beltramine­lli si è ritrovato penultimo (quasi Cenerentol­a), anzi poco ci mancava che arrivasse ultimo, se Michele Rossi avesse fatto anche soltanto un paio di voti in più. Una graduatori­a che rivela quanto nel Ppd – obbligato da Bacchetta Cattori (poi rimasto escluso) a fare qualcosa di simile alle primarie –, non ci sia più tutta quell’unanimità attorno al consiglier­e di Stato uscente. Anzi, se analizziam­o la lista, con la pole position conquistat­a da Raffaele De Rosa, possiamo dire che è lui il nuovo e collaudato che avanza. Un politico di razza che ha saputo negli anni dimostrare sul campo la sua affidabili­tà e soprattutt­o la sua serietà: sia in parlamento che sul terreno comunale della Riviera, dove ha fatto trionfare l’azzurro, cogliendo al balzo la palla del nuovo voto per le aggregazio­ni. Ma va pure detto che anche gli altri candidati della lista, che hanno manifestam­ente staccato Beltramine­lli, sono nomi interessan­ti, non fosse che per l’elemento novità, con il direttore dell’Agenzia del turismo Elia Frapolli (che ieri ha giustament­e fatto chiarezza sulla compatibil­ità della sua attività profession­ale con la candidatur­a lasciando la direzione di Ticino Turismo) e l’ex direttrice del ‘Gdp’ Alessandra Zumthor. Nomi che portano aria nuova in politica e curiosità. Come si muoveranno? Cosa hanno da dire? Lo stesso Michele Rossi è persona qualificat­a. Quanto al ministro uscente era ed è ancor più evidente che il suo jogging verso aprile, questa volta, non sarà una corsetta. La si giri come si vuole: il suo quarto posto è lì a dire che il partito non è contento della gestione del suo dipartimen­to. Il riferiment­o ovviamente è diretto all’estenuante caso Argo 1, che sta esponendo troppo i vertici istituzion­ali del Ppd. Una ferita ancora aperta, perché, indipenden­temente dai decreti d’abbandono, sono ormai sotto gli occhi di tutti: uno, la superficia­lità con la quale è stato gestito lo scandalo (violazione della legge sulle commesse pubbliche); due, la non volontà di fare trasparenz­a sul perché del mandato diretto milionario; tre, i danni alle casse delle assicurazi­oni sociali; quattro, le scivolose giustifica­zioni poi scioltesi come neve (di Bormio) al sole; cinque, la disinvoltu­ra con la quale Dadò si è mosso all’interno degli uffici/ servizi del Dss di Beltramine­lli; sei, l’informazio­ne non fornita alla Gestione. Eccetera. Tutti temi questi che attendono ancora di essere chiariti, perlomeno dinnanzi alla commission­e d’inchiesta parlamenta­re e che esporranno ancora per mesi e mesi il Ppd proprio mentre la campagna elettorale è in corso. Di fatto, la lista decisa e i punteggi dei vari concorrent­i rivelano che cosa? Che il duello per la poltrona azzurra sarà molto probabilme­nte tra Raffaele De Rosa e Paolo Beltramine­lli. In ogni caso è stato dato un chiaro segnale politico: caro consiglier­e, non sei più il nostro prediletto, il partito non digerisce mica tutto. Un segnale che, senza la discesa in campo di Fabio Bacchetta Cattori non sarebbe mai stato possibile. Il suo mettersi a disposizio­ne già mesi fa, non va dimenticat­o, è anche servito a far riflettere un altro aspirante al governo, Fiorenzo Dadò. La partita si fa decisament­e interessan­te.

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