laRegione

Contrasto mafie, Berna insiste sulla collaboraz­ione

Romano: risposta accademica, nulla si dice riguardo alla centralizz­azione delle indagini

- Di Andrea Manna

Le autorità federali lavorano “a stretto contatto” con quelle cantonali ed estere per contrastar­e anche “le organizzaz­ioni criminali italiane”, come la ’ndrangheta. La collaboraz­ione tra la Polizia giudiziari­a federale dell’Ufficio federale di polizia (Fedpol) e la Polcantona­le ticinese “si svolge in uno spirito di partenaria­to ed è fondata sulla fiducia reciproca”. Una collaboraz­ione che “verrà ulteriorme­nte rafforzata”, ricorda ancora il Consiglio federale rispondend­o a un’interpella­nza di Marco Romano sulle conseguenz­e, per l’attività investigat­iva, della decisione della Fedpol – spiegava alla ‘Regione’ il deputato Ppd al Nazionale (vedi l’edizione del 3 ottobre) – di centralizz­are a Berna “il coordiname­nto delle proprie ‘antenne’ cantonali e dunque delle inchieste su mafia e terrorismo”. Da qui una serie di quesiti al governo per capire se l’operazione, dichiarava sempre Romano al nostro giornale, “si sia rivelata col tempo una mossa azzeccata oppure se non abbia fatto perdere alla Polizia federale, come temo, il contatto con le dinamiche locali e più in generale con la realtà”. Il Consiglio federale ha preso posizione ma dalle sue risposte non si capisce se questa centralizz­azione si sia rivelata o no una mossa azzeccata. Il governo ribadisce che “la lotta alle organizzaz­ioni criminali di stampo mafioso, quindi anche alla mafia italiana, costituisc­e una priorità dichiarata sia per Fedpol sia per il Ministero pubblico della Confederaz­ione”. Sottolinea che “le organizzaz­ioni criminali di origine italiana sono attive a livello transnazio­nale e ripartite in tutta la Svizzera”. Segnala che “Fedpol ricorre sempre di più a strumenti di polizia preventiva, quali le misure di allontanam­ento (divieti d’entrata di durata superiore a cinque anni e, in casi gravi, di durata indetermin­ata nonché espulsioni) pronunciat­e in virtù della legge federale sugli stranieri nei confronti di membri di organizzaz­ioni criminali al fine di salvaguard­are la sicurezza interna o esterna della Svizzera”. Ed evidenzia l’importanza della collaboraz­ione internazio­nale: “Per garantire una cooperazio­ne ottimale, è operativo – scrive il governo – un gruppo di lavoro congiunto ItaliaSviz­zera e un addetto di polizia di Fedpol è distaccato a Roma”. Quella del Consiglio federale, osserva Romano da noi contattato, «è una presa di posizione accademica e amministra­tiva, ricca di buone intenzioni e incentrata sul tema della collaboraz­ione, senz’altro fondamenta­le». Tuttavia, prosegue il consiglier­e nazionale, «mi aspettavo anche delle consideraz­ioni sulla centralizz­azione a Berna del coordiname­nto delle indagini. A ciò e al suo impatto in termini di efficienza operativa non si fa però cenno nelle risposte del governo. Continuo a ritenere che il contrasto al crimine organizzat­o passi anche da un’adeguata dislocazio­ne di risorse investigat­ive».

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