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‘Date una mano a Casa Astra’

Il Movimento dei Senza Voce lancia un appello alla popolazion­e. Bisogna riaprire la mensa

- Di Daniela Carugati www.casa-astra.ch

Dopo la cucina della struttura occorre mettere a norma le sale di incontro al piano terra. Avviati i lavori, oggi sono fermi per mancanza di fondi.

Il vecchio bancone del bar stile anni Sessanta così come le due sale all’ingresso di Casa Astra, a Mendrisio, risentivan­o da tempo del peso degli anni. Rimetterli in sesto è l’ultima aspirazion­e del centro di accoglienz­a che in via Rinaldi dal 2015 ha preso il posto dell’ex Osteria del Ponte. Gli interventi di ristruttur­azione sono decisi, infatti, a dare dignità a un luogo che per tanti rappresent­a l’alternativ­a a una vita precaria e senza un tetto. Aperto il cantiere a settembre, la struttura dei locali è, però, rimasta grezza. Anche se la voglia di dare forma a una mensa – qui si cucina anche per oltre una trentina di persone quando i posti letto sono al completo e altri bisogni, da fuori, bussano alla porta – c’è ed è tanta. In questi vani non si consumano solo i pasti, ci si incontra e si chiacchier­a. Un’ambizione incompiuta: da metà ottobre gli operai si sono fermati. «Alcuni finanziame­nti, attesi, stentano un po’ ad arrivare», spiega Donato Di Blasi, direttore di una struttura nata dall’impegno del Movimento dei Senza Voce. L’inverno però preme, come la necessità di completare la riattazion­e e poter accogliere al meglio chi arriva a Casa Astra. A questo punto serve un altro slancio di solidariet­à popolare. Lo stesso che quattro anni orsono, un mattoncino alla volta, ha permesso di acquistare l’edificio e aggiungere altri posti a tavola (e letti) per chi non ha niente. Per finire i lavori oggi occorrono circa 150mila franchi. Trovati i fondi, in un paio di mesi l’opera sarà terminata. «Quando è possibile – ci dice il responsabi­le – facciamo in casa, anche con l’aiuto degli ospiti: imbianchia­mo le pareti, ripuliamo i pavimenti. In questo caso, però, non basta: ci vuole l’intervento di artigiani profession­isti per mettere a norma locali e servizi». Imprese con cui, non lo si nasconde, c’è qualche scoperto. «Ma le aziende sono state avvisate», conferma Di Blasi. E a quanto pare sono disposte pure a pazientare. «Ecco perché – motiva – abbiamo pensato di lanciare, di nuovo, un appello alla popolazion­e, affinché ci possa dare una mano a ridare agli utenti uno spazio di aggregazio­ne e di attività. Uno spazio che in questi anni

abbiamo aperto all’esterno con iniziative e animazioni». Insomma, non manca che questo ulteriore passo per coronare gli sforzi già profusi per ammodernar­e lo stabile, investendo peraltro una cifra non trascurabi­le, attorno ai 300mila franchi. «Sono tanti i piccoli e grandi lavori che abbiamo realizzato – ribadisce il direttore della struttura –. Inclusa, nel 2017, su stimolo del Laboratori­o cantonale di igiene, la sostituzio­ne della cucina familiare ormai datata con una piccola industrial­e e moderna». Un obiettivo raggiunto grazie al sostegno di due Fondazioni, la Promo di Mendrisio e la Mantegazza. Casa Astra, del resto, ha già conosciuto momenti ostici, e pure in questa circostanz­a ci si sta adoperando per trovare

delle soluzioni e il supporto di enti e altri interlocut­ori. Quegli stessi enti, i quali – a cominciare da Cantone, Comuni, Ente ospedalier­o e Osc – nel tempo hanno fatto capo sempre più spesso al centro per collocare persone in evidente difficoltà e assicurare loro un’attenta presa a carico. Si tenterà altresì la strada, mai praticata, di una campagna di crowdfundi­ng – un finanziame­nto collettivo – a livello svizzero. Ne va, d’altro canto, del futuro della struttura, l’unica in Ticino in grado di ospitare chi si ritrova per strada. Per ora con i 18 utenti alloggiati in via Rinaldi ci si arrangia con il cucinino al primo piano, ma chi passa dalla Casa merita una sistemazio­ne adeguata. Le persone che si incrociano da queste parti, ci fa notare Marco, uno degli operatori, appartengo­no alle fasce deboli della popolazion­e. Ci sono giovani, pensionati e 50enni che non riescono a ritrovare un lavoro: persone sfrattate o con una serie di problemi, anche di salute, e dipendenze che tentano di cavarsela da soli ma non sempre ce la fanno. Poi ci sono gli stranieri, che approdano da noi con un progetto, salvo scontrarsi con la realtà. «Per finire – annota Di Blasi – arrivano qui sfiduciati, da sé stessi, da tutto. Così cerchiamo di aiutarli a rimettersi in sesto e riprendere in mano la loro vita». Una ragione più che sufficient­e per essere solidali con Casa Astra. Per saperne di più c’è il sito e un numero di telefono, lo 091 647 46 47.

 ?? TI-PRESS/P. GIANINAZZI/INFOGRAFIC­A LAREGIONE ?? Donato Di Blasi: ‘Oggi gli ospiti sono soprattutt­o dei residenti’ La struttura può ospitare fino a un massimo di 25 persone, la permanenza media è di 50-60 giorni. Oggi ne soggiornan­o 18, per il 90% si tratta di residenti: il più giovane ha 19 anni, il più anziano supera i 65 anni. In questi anni la percentual­e di svizzeri e residenti ha sfiorato il 60-70%. Negli anni è cresciuta la presenzafe­mminile, ora sul 25%. Nel tempo è aumentato il collocamen­to da parte di enti pubblici e servizi. Gli operatori di Casa Astra,sono una quindicina coadiuvati da un gruppettod­i volontari.
TI-PRESS/P. GIANINAZZI/INFOGRAFIC­A LAREGIONE Donato Di Blasi: ‘Oggi gli ospiti sono soprattutt­o dei residenti’ La struttura può ospitare fino a un massimo di 25 persone, la permanenza media è di 50-60 giorni. Oggi ne soggiornan­o 18, per il 90% si tratta di residenti: il più giovane ha 19 anni, il più anziano supera i 65 anni. In questi anni la percentual­e di svizzeri e residenti ha sfiorato il 60-70%. Negli anni è cresciuta la presenzafe­mminile, ora sul 25%. Nel tempo è aumentato il collocamen­to da parte di enti pubblici e servizi. Gli operatori di Casa Astra,sono una quindicina coadiuvati da un gruppettod­i volontari.

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