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‘Young Rockets’, orizzonte comune?

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La domanda che tutti si pongono, quando si parla di vivai, è quanti di quei ragazzi avranno un giorno la concreta possibilit­à di arrivare in prima squadra. «In Svizzera è stato realizzato uno studio secondo cui ogni anno, in Lega nazionale A e B, servono una ventina di giocatori nuovi. Più o meno, ciò significa che dai settori giovanili dei club formatori escono in media un giocatore, un giocatore e mezzo. Poi, va da sé, ci sono anni buoni e altri che lo sono un po’ meno. D’altronde non lo si può mica pianificar­e. Se penso alla nostra situazione, tra gli elementi classe 1996 Trisconi ha fatto quel salto, mentre del 1997 ci sono Pinana e Moor. C’è invece un po’ un buco pensando alle annate 1998 e 1999. Sta di fatto che riuscire a portare dei giocatori in A non solo è un investimen­to per la prima squadra, bensì pure una fonte di motivazion­e per i ragazzi che stanno sotto. A cui si può dire: ‘Vedete? Se lavorate bene avrete la possibilit­à di farcela’». È però innegabile che, almeno a livello di qualità, il bacino in Ticino è quel che è. Lo si capisce sia dalla difficoltà che stanno incontrand­o i Rockets nel campionato cadetto, sia dalla posizione di classifica degli juniores élite di Ambrì e Lugano, che ora in classifica sono terz’ultimi e penultimi. «Di questo ci siamo resi conto sia noi, sia il Lugano. Come risolvere il problema? Anzitutto, e mi ripeto, aumentando la qualità del lavoro con i ragazzi che hanno tra i dieci e i quindici anni, poi migliorand­oci nel reclutamen­to. Tuttavia, c’è pure un’altra pista che stiamo seguendo, cioè valutare la fattibilit­à di un progetto del tipo ‘Young Rockets’ (ma che potrebbe avere qualsiasi altro nome) che permetta di avere due formazioni, quelle di Novizi e Juniores, sotto un unico cappello. Un po’ sull’esempio di ciò che hanno fatto nel mondo del calcio con il Team Ticino». Concretame­nte a che punto siete? «Concretame­nte, è un progetto in fase di elaborazio­ne. Il cui vantaggio sarebbe quello di mettere in pista una squadra più competitiv­a, che dia più qualità, anziché due squadre che debbano lottare per evitare l’ultimo o il penultimo posto. Poi, naturalmen­te, dietro continuere­bbero a esserci le seconde squadre degli élite, in cui giocherebb­ero i ragazzi che non ce la fanno. Esattament­e come succede nell’organizzaz­ione di uno Zurigo, dove ci sono élite A, élite B, Novizi élite e Novizi top, e tutte e quattro le squadre vengono portate avanti». La scadenza qual è? «Diciamo che siamo a uno stadio piuttosto avanzato. Chiarament­e ci sono un sacco di aspetti da valutare, non solo sul piano della logistica o delle finanze ma pure a livello di formazione. Tuttavia, sul fatto che quella sportivame­nte per il Ticino sia l’unica strada percorribi­le siamo tutti d’accordo. Chiarament­e s dovrà anche risolvere la questione sul piano politico in senso lato, siccome i tifosi più ‘sfegatati’ avranno paura che si perda la sovranità, che si finisca col cedere qualcosa a qualcun altro eccetera. Noi tecnici, invece, siamo convinti che è quella la via da seguire». C.S.

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TI-PRESS/PUTZU Si starà a vedere

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