Le emozioni dal paddock
Ad Abu Dhabi, dove si corre l’ultimo Gp di una stagione che ha già detto tutto, la bella notizia è il ritorno di Kubica come prima guida
Il Gp di Abu Dhabi sul circuito di Yas Marina è l’atto che chiude una stagione infinita e lunghissima per tutti i team che sono arrivati nell’emirato concentrati, certo, ma pure esausti. La bella notizia che ha emozionato il paddock è il ritorno in F1 di Robert Kubica, lo sfortunato pilota polacco che ritrova il sedile di prima guida alla Williams al posto di Lance Stroll (“comprato” dalla Force India). Nel 2011 l’orrendo incidente nel rally di Andora (Liguria) nel quale rischiò la vita e per il quale la mano gli rimase sostanzialmente amputata, se non per alcune nervature. Poi la lunghissima operazione per ricostruirla, le ore e ore di fisioterapia, una tempra che merita il rispetto di tutti e la profonda amicizia con Nico Rosberg, che ne cura la gestione degli sponsor che hanno pagato per fargli trovare un sedile – si parla di cifre ben oltre i dieci milioni di dollari, che hanno certamente pesato vista la situazione di un team che appare sempre più come un nobile decaduto–. Tutto questo per tornare nella prossima stagione, otto anni dopo l’ultima volta, a far parte della Formula Uno. Una bella storia insomma, di quelle che hanno il potere di rappacificare con lo sport e con il business. Ora l’augurio per lui è che sia davvero il preludio a un ritorno positivo, condito da risultati incoraggianti, specie dopo lo smacco subito l’anno scorso proprio ad Abu Dhabi, dove Claire Williams gli fece girare oltre 250 tornate di pista per testarne la resistenza (un esercizio non proprio indolore per il pilota) per poi scegliere il munifico Sirotkin.
Si guarda già al futuro
Nelle libere di ieri sono andate fortissimo le Red Bull e le Mercedes, mentre le Ferrari sono rimaste attardate. Pista che oramai dice poco, i giochi sono fatti, i titoli assegnati. Vettel dice che sarebbe bello concludere bene, ma poi nei fatti le Rosse sono lontane, con un costante degrado della prestazione velocistica pura. Ci si chiede cosa accadrà in Ferrari: molto difficile da dire anche perché l’asse Andrea Agnelli-Charles Camilleri-Maurizio Arrivabene è molto forte e determinato. Il rischio vero è di perdere Mattia Binotto, voluto dal 2019 da Marchionne quale team principal e ora plafonato al massimo nella sua carica attuale. Ipotizzabile in un altro team come soluzione, anche se la vicenda di Costa e dei suoi successi alla corte di Wolff fanno ancora male, per non dire di James Allison. È anche l’ultima gara di Alonso, che per un pelo non raggiungerà Barrichello: 312 le gare disputate dall’asturiano, 323 quelle del brasiliano. Un finale di carriera mesto per un campione fortissimo, ma che per molte ragioni – pessimo carattere compreso – non ha raccolto quanto avrebbe meritato. Tutti sanno della sua amarezza per gli anni di Maranello, che lui sperava forieri di bei risultati e invece coincisi con due Mondiali gettati al vento per errori della squadra in primis. A lui ora le sfide negli Stati Uniti e nell’Endurance. Ocon ha invece siglato ieri il contratto di terzo pilota Mercedes-Benz, nella prossima stagione sarà impegnato al simulatore ma il francese gestito da Wolff mira a sostituire Bottas, che avrà il contratto in scadenza, dal 2020. Si prospetta un’accesa lotta interna, soprattutto considerando le capacità del francesino. Bene la Sauber, che è oggi ottava assoluta e che mai avrebbe pensato di poter aspirare a questa posizione che vale milioni sonanti. Importante non sbagliare in quella che è – purtroppo – l’ultima gara di Leclerc per il team di Hinwil. Una perdita di talento indiscutibile, per un ragazzo che ora non deve dimostrare di essere veloce, ma sufficientemente furbo per resistere al corridoio di Maranello.