Collocamenti, ‘basta errori’
StopArp: “Segnalateci i casi ‘strani’ come quello successo a un 94enne e ai suoi eredi”
Fra i casi ‘discutibili’ emersi alla presentazione di Stop Arp, pure quello di un 94enne passato dalla casa anziani al domicilio. E il conto salato arriva agli eredi all’oscuro di tutto.
L’Autorità regionale di protezione (Arp) 3 di Lugano decide di trovare un appartamento a un 94enne, sotto curatela, che era ricoverato in una casa di riposo. Perciò vengono assunte due badanti e ordinata la visita mattutina di un’infermiera e quella serale di un’assistente di cura di uno spitex. Eppure, in precedenza, l’anziano aveva contratto due broncopolmoniti, prima di contrarre la terza, che gli è stata fatale. Una delle eredi chiede invano spiegazioni dapprima all’Arp 3 poi alla clinica Moncucco, dove l’uomo era stato ricoverato in diverse occasioni. Ma non ha nessun diritto di ottenerle. La decisione dell’Arp viene controfirmata dall’anziano, già segnalato dalla stessa clinica come non del tutto capace di intendere e volere autonomamente. Allora, come si giustifica il ritorno di un ultranovantenne in un appartamento? È una delle stranezze del caso. Trascorrono i mesi e dopo quasi due anni ecco la “legnata”: l’Arp 3, con il suo collocamento, ha disposto di 210mila franchi dell’anziano. Lasciarlo nella casa anziani sarebbe costato circa 70mila franchi. E il conto chi lo paga? Gli eredi. Questo caso d’inizio anno è emerso venerdì sera al Palazzo dei congressi di Lugano, dove l’Associazione StopArp si è presentata per la prima volta dopo la sua costituzione lo scorso febbraio. Una serata in cui è stato messo in evidenza come “basti una segnalazione di un medico, un insegnante o un operatore sociale, affinché le Arp avviino una procedura invasiva e spesso fuori misura che determinerà il futuro di genitori, figli, persone anziane e bisognose”. Non solo. “La Camera di protezione del Tribunale d’appello, che sovrintende e monitora le attività delle Arp, per stessa ammissione del giudice Franco Lardelli, che la presiede, è sottodimensionata e fatica a far fronte alla mole di lavoro con cui è confrontata”. A dispetto di ciò, in Ticino, vengono mal recepite le disposizioni e le decisioni del Tribunale federale e della Corte europea dei diritti dell’uomo con sede a Strasburgo. «Siamo tutti potenziali vittime di un apparato istituzionale che ha perso di vista il proprio scopo e la propria ragione di essere, per questo motivo invitiamo tutti i cittadini a interessarsi al problema prima che, anche per loro, sia troppo tardi”, ha detto il presidente Orlando De Maria. Gli ha fatto eco l’addetta stampa dell’associazione Giuditta Mosca: «Stasera i cittadini non hanno avuto paura di condividere le loro storie, perché hanno trovato un ambiente non giudicante e propenso all’ascolto e alla comprensione. Invitiamo tutti a farsi avanti». StopArp (www.stoparp.org) ha ribadito la necessità di una legge che contempli la responsabilità civile per i membri Arp e gli specialisti che vi collaborano. Tra le attività di StopArp, associazione senza scopo di lucro, c’è pure la promozione di nuove leggi, tra le quali una norma di responsabilità civile e la nascita di iniziative popolari, come quella lanciata a livello federale dal consigliere nazionale Pirmin Schwander (Udc) che mira a limitare il potere delle Arp.