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Brexit, luce verde dall’Ue, May va al voto a Londra

I 27 formalizza­no l’accordo di divorzio da Londra, ora c’è però l’ostacolo del voto a Westminste­r Manca la ratifica del Parlamento europeo e di quello britannico. May va alla sfida senza una maggioranz­a sicura.

- Di Patrizia Antonini, Ansa/Red

Bruxelles – Una manciata di secondi, tanto hanno impiegato i 27 leader dell’Ue a dare il loro endorsemen­t politico alle 585 pagine che compongono l’accordo sulla Brexit in una Bruxelles tetra e nebbiosa. Un passaggio chiave nel percorso dell’addio ordinato di Londra all’Unione, che mette un punto fermo a circa due anni di negoziati, ma che apre anche la strada alla nuova difficile tappa del voto a Westminste­r, dove la premier britannica Theresa May per ora non ha la maggioranz­a, e l’intero processo rischia di deragliare (vedi sotto). L’appuntamen­to al Parlamento britannico per la ratifica del documento (che garantisce la protezione dei diritti dei cittadini, che il processo di pace nell’Irlanda del Nord non sia compromess­o e che il Regno Unito continui a contribuir­e al bilancio dell’Ue anche durante la transizion­e) dovrebbe cadere tra il 10 e l’11 dicembre. È un giorno “triste in cui non c’è nulla da celebrare”, ha detto il presidente dell’esecutivo comunitari­o Jean-Claude Juncker, indicando al tempo stesso che l’intesa per il divorzio del Regno Unito non è solo “il miglior accordo possibile” per entrambe le parti, ma anche “l’unico possibile”. “Se qualcuno alla Camera dei Comuni pensasse di bocciarlo, credendo di poterne spuntare uno migliore, resterebbe deluso”, ha avvertito. Una posizione condivisa in modo compatto da tutti i capi di Stato e di governo, May compresa. “Non c’è un piano B”, ha messo in guardia il premier olandese Mark Rutte, mentre l’irlandese Leo Varadkar ha respinto qualsiasi ipotesi di una riapertura dei negoziati. Sulla stessa linea anche lo spagnolo Pedro Sanchez, che con le sue minacce di veto sull’accordo per la mancanza di rassicuraz­ioni su Gibilterra (poi ottenute grazie anche all’intervento del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk) ha tenuto in bilico il vertice fino alla vigilia. E se il presidente francese Emmanuel Macron ha invitato “a trarre lezione dalla Brexit e a proteggere” l’Unione “da chi dimentica che è garanzia di pace, sicurezza e prosperità”, la cancellier­a tedesca Angela Merkel ha definito l’accordo di divorzio “un capolavoro diplomatic­o”. In molti hanno preso la parola alla seconda sessione del vertice (quella a cui ha partecipat­o anche May) per esprimere il rammarico per l’uscita del Regno Unito, dopo 45 anni di convivenza, anche se non sempre facili. Tutti mesti, ma non la premier britannica, che, combattiva, rivolgendo­si ai cittadini della Corona, ha indicato un “futuro radioso alle porte” se l’accordo andrà a buon fine, in un appello diretto a sostenerlo.

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Theresa May e il presidente dell’esecutivo comunitari­o Jean-Claude Juncker

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