laRegione

Il Neruda del Paravento

- Di Giovanni Medolago

Segue da pagina 25 Sull’episodio (narrato nel libro a fumetti ‘Winnipeg, el barco de Neruda’ di Laura Martel Fuentes e illustrato da Antonia Santolayal­a) la compagnia locarnese ha ricamato senza scadere nell’agiografia nerudiana, anzi: vien dato il giusto risalto alle polemiche – anche feroci – scaturite dalla scelta del futuro Premio Nobel di dare sfacciata preferenza ai “reduci” stalinisti, lasciando a terra anarchici e anticomu- nisti. Rimasti in Francia, questi ultimi furono poi perseguita­ti quando la Wehrmacht sbaragliò l’esercito transalpin­o e parecchi di loro finirono nei lager. Sulla scena, la coppia di anarchici che questua invano a Neruda un salvacondo­tto sfoggia lunghi mantelli neri (lui ha anche un cappello a larghe falde) che evidenteme­nte rimandano alla tragedia degli ebrei e della Shoah. Più sottile l’accusa di misoginia che Cienfuegos pur muove al suo connaziona­le poeta/agitprop, che – rivelano i biografi – non si fece scrupolo nell’usare le donne, specie quelle ricche e ben introdotte nei salotti che conta(va)no. Come la prima moglie, un’ereditiera olandese che il buon Pablo, tombeur de femmes, conobbe sull’Isola di Giava, dove venne scaraventa­to dal governo cileno, stanco delle critiche che il giovane diplomatic­o muoveva al presidente del suo Paese. Quattro, tutti convincent­i nella replica vista al Teatro Foce, gli attori che si muovono accanto al deus ex machina del Paravento: Luisa Ferroni e Laura Zeolla rievocano le molte donne importanti nella vita di Neruda, tra cui la seconda moglie, l’argentina Delia del Carril, più vecchia di lui di vent’anni e che sembra lo spinse verso le braccia di Stalin facendogli abbandonar­e le posi- zioni anarco/libertarie. Davide Gagliardi (sì, proprio “l’uomo Rsi”!) e Marco Capodieci vestono a loro volta i panni di molti personaggi. Capodieci è il giovane Neruda, elegante nei suoi completi bianchi, sovente nevrotico, ma pronto a declamare dolcemente i suoi versi; vuoi per indicare una soluzione, vuoi per sdrammatiz­zare le tante occasioni di imbarazzo che precedette­ro il viaggio della Winnipeg (già all’epoca, nel Cile appena devastato da un tremendo terremoto, c’era chi gridava: “Dove li metteremo?!? Prima i nostri!”) o ancora per corteggiar­e una nuova fiamma (“Me gustas cuando callas, porque estás como ausente”). A Cienfuegos bastano invece un basco e una pastosa recitazion­e d’antan per rievocare l’icona Neruda nel suo buen retiro di Isla Negra. Gli è stato appena attribuito il Nobel (1971), ma la sua sarà una gioia di breve durata: un altro dittatore feroce sta per mettere fine all’esperienza politica e alla vita del suo amico Salvador Allende. Da segnalare infine l’ottimo lavoro della costumista/scenografa Deborah Erin Parini, cui si deve la struttura semplice quanto estremamen­te funzionale dove si muovono gli attori, gratificat­i infine da un convinto e prolungato applauso del pubblico.

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