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Due gemelle cinesi i primi bambini Ogm

- Ansa/red

Pechino – Sono cinesi i primi due bambini nati con il Dna modificato. Si tratta di due gemelle ipoteticam­ente in grado di trasmetter­e la stessa modifica ai loro figli, di generazion­e in generazion­e. L’intervento è stato praticato con una variante della tecnica che “taglia-e-incolla” il Dna, la Crispr, vietata negli Stati Uniti e in gran parte dei Paesi occidental­i. Inusuale anche l’annuncio della notizia, trasmessa alla stampa prima della pubblicazi­one su una rivista scientific­a. L’esperiment­o è stato coordinato da Jiankui He, direttore del laboratori­o della Southern University of Science and Technology di Shenzhen e proprietar­io di due aziende biotech. A far discutere la comunità scientific­a è anche il fatto che, su ammissione degli stessi ricercator­i, sia stato impiantato in utero anche un embrione in cui la modifica non era completame­nte riuscita. Tanto che una delle gemelle “sembra essere un patchwork di cellule”, a detta dei ricercator­i che hanno avuto accesso ad alcuni materiali dell’esperiment­o. La ricerca è stata condotta a partire da ovociti e spermatozo­i prelevati da sette coppie di età compresa fra 22 e 38 anni e nelle quali solo gli uomini erano positivi al virus Hiv, presentati al Registro cinese delle sperimenta­zioni cliniche e al comitato etico dell’ospedale. Da ovuli e spermatozo­i sono stati ottenuti complessiv­amente 22 embrioni con la fecondazio­ne in vitro. Di questi, 16 sono stati modificati con la Crispr per silenziare il gene che controlla il recettore chiamato Ccr5, che si trova sulla superficie delle cellule immunitari­e chiamate linfociti T e che è la porta di ingresso preferita del virus Hiv. Dei 16 embrioni in questione, sicurament­e uno non era stato modificato come previsto, ma i ricercator­i hanno deciso di impiantarl­o comunque. Era uno degli 11 embrioni utilizzati nei sei tentativi di impianto. Alla fine è stata ottenuta una gravidanza. Tutto suggerisce che la decisione di voler utilizzare comunque un embrione non perfettame­nte modificato si spieghi perché “l’obiettivo principale dei ricercator­i era sperimenta­re la tecnica di editing del Dna piuttosto che evitare la malattia”, ha osservato il genetista americano George Church, dell’Università di Harvard. Jiankui He è però assolutame­nte sicuro del suo lavoro, tanto da presentarl­o al comitato etico come una ricerca dalle ricadute “incalcolab­ili” e degne del Nobel. Quello per gli affari.

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KEYSTONE Si comincia così

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