Tunnel di Bedretto: collegamento addio?
Da cunicolo di servizio usato per la costruzione della ferrovia del Furka a laboratorio di ricerca sotterraneo del Politecnico di Zurigo. Se questo è il destino del tunnel di Bedretto annunciato lo scorso settembre, la granconsigliera Ppd Nadia Ghisolfi interroga ora il Consiglio di Stato (CdS) per capire fino a che punto il nuovo progetto precluda la possibilità di realizzare in futuro un collegamento dall’alto Ticino all’alto Vallese, come da lei già sollecitato in più atti parlamentari e come auspicato negli anni anche dal Comune di Bedretto. Ghisolfi spiega che il Politecnico avrebbe già iniziato i lavori di rinnovamento del tunnel, la costruzione del laboratorio e l’installazione dei sistemi di sicurezza, per una spesa complessiva di quasi 4 milioni di franchi. Lo scopo, ricordiamo, è adibire questo luogo a ricerche sull’energia geotermica e sulla fisica dei terremoti. Non le è però chiaro se ciò sia compatibile con il collegamento Furka-Bedretto. Collegamento che nel 2013 il governo – rispondendo a una mozione della deputata pipidina – aveva ribadito di non voler inserire tra le priorità della politica ferroviaria. Nel 2015 la Commissione per la pianificazione del territorio aveva invece accolto parzialmente la mozione che era poi stata promossa a larga maggioranza dal Gran Consiglio. Lo scorso agosto il CdS aveva infine spiegato di aver affidato un mandato esterno per aggiornare la verifica di fattibilità e opportunità risalente al 1982. In attesa dei risultati annunciati per l’inizio del 2019, Ghisolfi chiede al governo se sia stato coinvolto nelle trattative per il progetto del Politecnico e se esso porterà ricadute economiche positive per la regione e per i comuni coinvolti. Nel caso in cui fosse possibile una sinergia tra i due progetti, la richiesta di Ghisolfi è che il governo si faccia promotore per approfondire la tematica assieme allo Swiss competence center for energy research (Sccer). Altro aspetto portato alla luce dalla granconsigliera di origini leventinesi è la sicurezza. Durante la presentazione, sottolinea infatti, sono stati esposti alcuni possibili rischi del laboratorio. Ad esempio Ghisolfi chiede lumi sull’eventuale coinvolgimento di uffici cantonali nel valutare le conseguenze di terremoti percepiti in superficie. “Quando si lavora nel sottosuolo la possibilità che si possa verificare un evento sismico indotto non si può mai escludere completamente”, scrive la deputata nell’interrogazione, precisando comunque che le informazioni rilasciate durante la presentazione pubblica riferiscono di scosse minime.