Quella ‘triangolazione’ fantasma
Si è trattata della tipica ‘operazione di compensazione’: io ti addebito una somma sul tuo conto svizzero e tu me la restituisci in Italia tramite assegni bancari. Una triangolazione che fa tutti felici, in barba a scudi fiscali e dichiarazioni di reddito, «perché – come non ha mancato di rilevare il giudice Mauro Ermani – chi non ha nulla da nascondere avrebbe semplicemente trasferito da banca svizzera a banca italiana quanto necessario». Protagonista della truffa un italiano di 69 anni che ieri davanti alle Assise criminali non si è però presentato. A lui la Corte, accogliendo la proposta di pena del procuratore pubblico Andrea Maria Balerna, ha inflitto due anni sospesi con la condizionale per un periodo di prova di tre anni. I fatti risalgono al dicembre del 2012 quando il commercialista dell’imputato, uomo d’affari e imprenditore di successo allora residente in Svizzera («pare però più un millantatore squattrinato» il commento di Ermani), gli presenta una terza persona, anch’egli suo cliente, che necessita di denaro in Italia. La proposta è, dunque, quella di una triangolazione finanziaria: l’accusatore privato avrebbe versato al 69enne tramite bonifico da banca svizzera a banca svizzera 1 milione e 425mila euro (circa 1 milione e 600mila franchi) e l’imputato avrebbe dovuto corrispondergli la stessa cifra in Italia in assegni bancari a favore di una società a responsabilità limitata di Prato. Gli assegni però non sono mai arrivati e l’ingente somma viene piano piano trasferita dall’accusato, fra il dicembre 2012 e l’aprile 2013, su diversi conti, soprattutto svizzeri, a favore di società toscane e di familiari (da qui il reato di riciclaggio di denaro). La sua colpa è stata indicata dal giudice «perlomeno media». Non dello stesso parere la difesa, sostenuta dall’avvocato Cinzia Esposito, che indicava diversamente l’assoluzione. Nella sua arringa aveva, infatti, puntato il dito sulla ‘trasparenza’ dell’accusatore privato, raggiunto peraltro da un ordine di cattura internazionale della Direzione investigativa antimafia, che lo ha costretto a defilarsi in Kenya, per la precisione a Malindi. Intervento della difesa nel quale è stata citata anche la moglie dell’ex presidente del Consiglio italiano Lamberto Dini, indicata fra i clienti dell’accusatore privato, patrocinato in aula dall’avvocato Goran Mazzucchelli, nelle sue poco ‘chiare’ consulenze.