La difficile via della libertà
Un discorso sempre vecchio e sempre nuovo quello della libertà. Compressa, contenuta, corsettata, resta per l’umani- tà un anelito che ha percorso interi secoli. Può far bene, può far male, saperla usare è difficilissimo. Certi neppure la vogliono, la libertà, tanto e tale è più facile lasciar decidere ad altri. Sarebbe bello poterci affidare alla legge. Eppure la legge è ben lungi dall’offrirci la garanzia del giusto. Soggetta sin dalla nascita all’interpretazione, è la stessa che ti manda da un tribunale all’altro senza saper stabilire se una cosa è giusta o sbagliata. E così avremo sempre legioni di personaggi che si muovono verso i tribunali e non mi meraviglierei di trovare davanti alla rotonda di Strasburgo colui che ha amputato inutilmente due seni ad una donna e pretende di aver ragione. Con ciò non dico certo, come politica di un legislativo, che non dobbiamo avere leggi e tribunali. Dico che è molto difficile emanare le leggi ed ancora di più applicarle. La concretizzazione delle misure di legge è infatti troppe volte affidata a funzionari dello Stato o a persone che non hanno la necessaria competenza in materia. Il pericolo sta nel fatto che costoro si appiglino a particolari, dimenticando la centralità di un determinato tema o problema. Oppure che qualcuno si senta investito da quel potere che lo colloca al di sopra del bene e del male. Ciò che inevitabilmente porta a quei conflitti che possono tradursi in tragedia. Una sommaria lettura del mondo attuale dovrebbe metterci in guardia. Il rispetto della li- bertà resta comunque un bisogno per i cittadini, per l’umanità. A loro, a noi tutti però, anche il compito di saperla usare.