Violenza in casa, legge abbozzata
Sulla violenza domestica in Ticino c’è una prima bozza di legge. I prossimi passi della Divisione giustizia. Il sindaco di Lugano sulla campagna di Plein: immagini di pessimo gusto.
È stata elaborata dalla Divisione giustizia del Dipartimento istituzioni con la collaborazione della presidente della Commissione cantonale in materia di violenza domestica. Non è ancora finita sotto la lente del governo, tantomeno sotto quella del parlamento, ma dell’annunciata legge cantonale sulla violenza tra le mura di casa, di cui sono vittime soprattutto le donne, c’è ora una prima bozza. Che va affinata. «Prima di sottoporla al Consiglio di Stato per l’avvio della consultazione, come Divisione – dice la sua direttrice Frida Andreotti – stiamo facendo una serie di approfondimenti. Ho già avuto alcuni incontri, e altri ne seguiranno, con gli enti istituzionali e non che si occupano del tema: Polizia cantonale, Ufficio dell’assistenza riabilitativa, Sezione della popolazione, Delegata per le pari opportunità, Ordine dei medici, Consiglio degli anziani, Casa Armonia e Casa Santa Elisabetta». Nell’allestimento del progetto di legge definitivo «terremo ovviamente conto dei pareri emersi dagli incontri, che abbiamo organizzato per verificare se siano condivisi gli obiettivi che con questa normativa intendiamo conseguire, se ve ne siano altri da raggiungere sul fronte della prevenzione e su quello della presa a carico tanto delle vittime quanto degli autori o delle autrici di violenza domestica e se siano necessarie maggiori risorse finanziarie e umane». Già, gli obiettivi. Quelli della Divisione giustizia sono «un miglior coordinamento e una maggiore comunicazione tra uffici cantonali e associazioni operative in Ticino. Senza dimenticare la formazione». Ma con la nuova normativa si mira anche «a raggruppare in un solo testo disposizioni legali vigenti in materia e dunque a fare un po’ di ordine, nell’ottica di un riconoscimento politico di questo tema di ampia portata». La bozza di legge, ricorda la responsabile della Divisione giustizia, «riprende i principi della Convenzione di Istanbul contro la violenza sulle donne e domestica», ratificata dal parlamento federale lo scorso dicembre e in vigore da aprile. Il 13 novembre a Berna Andreotti ha partecipato con diversi funzionari al congresso nazionale promosso dal Dipartimento federale dell’interno e dall’Ufficio federale per l’uguaglianza fra donna e uomo su contenuti e scopi della Convenzione e sulla sua implementazione in Svizzera. «La Confederazione e i Cantoni hanno individuato delle priorità di intervento nell’attuazione del trattato di Istanbul – afferma Andreotti, che per conto del Ticino è anche membro della Conferenza svizzera contro la violenza domestica –. Risorse finanziarie, educazione, presa a carico di autori e vittime, alloggi protetti: sono alcune delle priorità che i Cantoni si sono impegnati ad affrontare». In Ticino nell’applicazione della Convenzione saranno quindi coinvolti «anche i dipartimenti Sanità e socialità, Educazione e cultura e, indirettamente, Finanze ed economia». Prima di consegnare il progetto di legge al Consiglio di Stato, la Divisione giustizia attende inoltre indicazioni precise dall’Ufficio federale di giustizia (Ufg) sull’impiego del braccialetto elettronico. «L’obbligo ai potenziali autori di violenza domestica di indossare questo dispositivo è inserito nella legge federale per migliorare la protezione delle vittime approvata dalle Camere il settembre scorso – dice Andreotti –. L’Ufg sta elaborando indicazioni su questo aspetto come pure sull’introduzione di una specifica norma sullo stalking. Per evitare inutili doppioni legislativi aspettiamo i passi della Confederazione. Quanto alla sorveglianza elettronica, il nostro auspicio è che sia una sorveglianza elettronica attiva, che consenta di controllare gli spostamenti della persona. Se l’allarme scatta quando raggiunge il domicilio della vittima, potrebbe infatti essere tardi». In Ticino, ricorda la Polcantonale, gli interventi della Gendarmeria per violenza domestica sono stati 1’080 nel 2017, 829 nel 2016.