laRegione

Affaire Maudet, il cerchio si stringe

- Di Matteo Caratti

Lui accerchiat­o, colpito e non ancora affondato. E lei sulle barricate a mettere tutti i puntini (...)

Segue dalla Prima (...) sulle i della parola ‘dimissioni’. Lui è il consiglier­e di Stato Pierre Maudet, che per il suo viaggio ad Abu Dhabi (e non solo) è finito nelle sabbie mobili. Lei è la sua (ormai ex?) presidente nazionale, Petra Gössi, che senza tanti giri di parole ha già sentenziat­o pubblicame­nte: ‘Se fossi in Pierre Maudet avrei già dato le dimissioni’ (cfr. pag. 5). Più chiara di così… Gössi che ora ha dovuto anche incassare il rifiuto di Maudet di dar seguito alla sua convocazio­ne a Berna! Intanto, però, è scattata una raccolta di firme tramite una petizione online per chiedere le dimissioni del consiglier­e di Stato. Ma, ciò nonostante, l’ex astro del firmamento romando resta in sella, sino a quando verrà processato, sempre che non cambi ancora idea spostando an- cora oltre la decisione. O forse, nemmeno a quel momento mollerà la poltrona, perché magari vorrà attendere ancora se verrà condannato o magari assolto, sperando che le tempestose acque sul Lemano si calmino e che lui torni ad essere (pia illusione!) il figlio prediletto della città di Calvino. Così, ancora una volta, il diretto interessat­o ha delegato la decisione – se restare o andare – ai magistrati e ai paragrafi del codice penale, prendendo altro tempo e snobbando la resa dei conti a Berna su invito dei vertici nazionali. Interessan­te, però, è che sempre in questa vicenda il partito svizzero (quello che aveva tifato anche per lui accanto a Ignazio Cassis) per bocca della presidente sia arrivato prima del processo a dire che deve farsi da parte, rifacendos­i al profilo che dal punto di vista etico dovrebbe avere un consiglier­e di Stato. Un bell’esempio di positiva assunzione di responsabi­lità da parte degli organi di una formazione politica (invero parecchio imbarazzat­a). Da oggi, ignorando la sua convocazio­ne a Berna (oltre a quel chiaro richiamo di Gössi), di fatto i due destini/vie del politico e del suo partito d’appartenen­za si dividono, permettend­o ai vertici liberali nazionali di dire che l’affaire Maudet non è più l’‘affaire’ del Plr svizzero. Resta ovviamente uno scandalo squisitame­nte ginevrino.

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