’Ndrangheta, è detenzione
Il processo si è aperto alla fine di agosto al Tribunale penale federale di Bellinzona, dove si è concluso ieri con la condanna dell’imputato a una pena detentiva di tre anni e otto mesi. È la sentenza pronunciata dai giudici della Corte penale del Tpf (presidente del collegio Roy Garré, a latere Miriam Forni e Giuseppe Muschietti, cancelliere Giampiero Vacalli) nei confronti del 61enne cittadino italiano domiciliato nel Canton Berna. È stato riconosciuto colpevole di partecipazione a un’organizzazione criminale – nella fattispecie la ’ndrangheta – di sostegno alla stessa per un capitolo dell’atto d’accusa, di ricettazione e di ripetuta infrazione della Legge federale sulle armi Il procuratore federale Sergio Mastroianni aveva chiesto quattro anni di reclusione, mentre la difesa – che ha preannunciato ricorso al Tribunale federale di Losanna – si era battuta per l’assoluzione. L’imputato, originario della Calabria e residente nel Seeland bernese, è stato giudicato colpevole di aver partecipato, dal 2003 al 2011, alle attività delle sezioni locali della ’ndrangheta di Giussano e Seregno, in Lombardia, dove era conosciuto come ‘Cosimo lo Svizzero’. Stando alla Corte del Tpf, l’uomo ha in particolare acquistato armi in Svizzera e le ha trasportate in Italia. Non è invece stata provata la sua partecipazione a sanguinose azioni della mafia calabrese a Torino, risalenti agli anni 2003 e 2004. Al suo domicilio, al momento dell’avvio delle indagini nell’agosto del 2015, erano state ritrovate numerose armi, che sono state sequestrate. Nel fissare la pena i giudici hanno tenuto conto del desiderio dell’accusato di rifarsi una vita assistendo il figlio nel lavoro di ristoratore. L’uomo dovrà inoltre farsi carico delle spese processuali, pari a 30mila franchi.