laRegione

Legge polizia, lettera e audizione

Nella seduta di questa mattina la Legislazio­ne sentirà il capo del Dipartimen­to istituzion­i Gobbi

- Di Andrea Manna

Della trentina e passa di correttivi suggeriti “concorda” solo su quattro. Il Consiglio di Stato ha preso posizione, con una lettera alla commission­e parlamenta­re della Legislazio­ne, sulle proposte di emendament­o alla Legge sulla polizia, o meglio al testo rivisto dal governo per introdurre lo strumento della custodia di polizia (durata massima ventiquatt­ro ore), disciplina­re trattenime­nto e consegna di minorenni e regolament­are le indagini, anche ‘mascherate’, preventive. Una revisione normativa adottata, con qualche ritocco, dalla maggioranz­a commission­ale, ma ritornata in Legislazio­ne lunedì della scorsa settimana, giorno in cui avrebbe dovuto essere discussa e votata dal Gran Consiglio. Avrebbe, perché all’ultimo momento è stata avanzata una serie di emendament­i da Sabrina Gendotti (Ppd), Giovanna Viscardi (Plr) e Michela Delcò Petralli (Verdi). Diverse e di peso le modifiche prospettat­e dalle tre deputate. Tali da indurre la commission­e a riaprire il dossier per i necessari approfondi­menti. E il Consiglio di Stato a pronunciar­si nero su bianco. La missiva alla Legislazio­ne è datata 21 novembre. Sei pagine che il governo ha scritto in vista dell’audizione di questa mattina in commission­e del direttore del Dipartimen­to istituzion­i Norman Gobbi. Dovrebbe essere accompagna­to da due ufficiali della Cantonale: il tenente colonnello Flavio Varini, alla testa della Polizia giudiziari­a, e il capitano Elia Arrigoni, responsabi­le dei Servizi generali.

Custodia, se la persona lo chiede

va sottoposta a visita medica

Tra le quattro proposte di emendament­o condivise dal governo figura quella di inserire nell’articolo di legge sulla custodia di polizia, provvedime­nto ordinato da un ufficiale, l’obbligo della visita medica (non contemplat­a dal testo elaborato dal Consiglio di Stato, prevista invece dalla maggioranz­a commission­ale ma solo come facoltà). Ergo: “La persona presa in custodia deve essere sottoposta a visita medica se lo richiede espressame­nte, come pure se le sue condizioni psico-fisiche appaiono alterate o altri motivi lo impongano”. Restando alla custodia di polizia, l’Esecutivo non è invece d’accordo con gli altri correttivi indicati da Gendotti, Viscardi e Delcò Petralli. Il ricorso al giudice dei provvedime­nti coercitivi (gpc), anziché al Tribunale cantonale amministra­tivo, contro la misura? “Non trattandos­i di una misura (la custodia di polizia, ndr.) di carattere penale, appare inopportun­a la competenza del gpc” e di conseguenz­a l’applicazio­ne del Codice di procedura penale (Cpp), annota il governo.

Niente sistemi di geolocaliz­zazione?

Proposta incomprens­ibile

Governo che respinge la stragrande maggioranz­a degli emendament­i suggeriti. Come quello al capitolo sulla cosiddetta osservazio­ne preventiva. Localizzar­e persone o cose senza però l’impiego di sistemi di geolocaliz­zazione? “Mal si comprende la proposta di modifica”, commenta il Consiglio di Stato, che si chiede e chiede “come si possa localizzar­e qualcuno con dispositiv­i tecnici, senza sistemi di geolocaliz­zazione”. Il governo, inoltre, richiama l’attenzione della Commission­e parlamenta­re “sul fatto che, già oggi e sulla base del Codice di procedura penale, sia l’osservazio­ne che le indagini in incognito possono essere avviate e messe in atto dalla Polizia cantonale in maniera completame­nte autonoma per la durata di un mese (cfr. articoli 282 e 298b del Cpp) per tutti i crimini e delitti: queste misure di sorveglian­za segreta, ai sensi del Cpp, non soggiaccio­no all’approvazio­ne del giudice dei provvedime­nti coercitivi”. Sottoporre, come sollecitan­o le tre parlamenta­ri, l’avvio dell’osservazio­ne preventiva al nullaosta del giudice dei provvedime­nti coercitivi? L’emendament­o, rileva il Consiglio di Stato, “è in urto con quanto già in vigore a livello di Cpp (cfr. articolo 282). Non si intravede quindi il motivo di instaurare due prassi differenti, le quali potrebbero creare difficoltà di utilizzo delle prove in una successiva fase d’inchiesta”.

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TI-PRESS Il progetto di revisione ancora sotto la lente del parlamento

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