IN PROSPETTIVA
L’esperimento del Massachusetts Institute of Technology (vedi articolo a fianco) rappresenta una situazione in cui nessuna macchina autonoma, dotata di più o meno intelligenza, dovrebbe mai trovarsi. Non perché sulle strade non esistano i pericoli e gli imprevisti, anzi... Ma perché la maggior parte di questi possono essere in qualche modo previsti e anticipati, come potranno spiegare tutti i maestri di scuola guida. La vera sfida, prima ancora di capire quale etica dovranno adottare i computer intelligenti del futuro, sarà allora quella di programmare negli autopiloti di oggi quel che gli allievi conducenti si sentono ripetere a ogni giro di volante: la guida difensiva. Una tecnica che combina valutazione di parametri misurabili (molto facile per il computer) con l’esperienza acquisita in ore e ore passate al volante (di cui il computer non dispone). Sarà quindi molto facile insegnare al pilota automatico il concetto che deve assicurarsi di riuscire sempre a fermare il veicolo nello spazio visibile (in metà dello spazio quando si affrontano curve senza visuale) mentre bisognerà cercare di allenarlo affinché possa sviluppare una sorta di ‘intuizione’ su cosa sta per succedere attorno a loro. E questo in modo che – pian piano – possa correggere i propri errori e prevedere quelli degli altri. Il tutto in attesa delle strade completamente automatizzate, dove l’imprevedibilità umana sarà completamente superata dalla comunicazione tra veicoli.