Mosca non si fida dell’Ue
Il Cremlino respinge l’offerta di mediazione con l’Ucraina, dopo lo scontro nello stretto di Kerch Il prossimo vertice europeo potrebbe decidere nuove sanzioni contro la Russia, che insiste: è stata una provocazione di Kiev
Mosca – L’Unione europea sta valutando l’imposizione di nuove sanzioni alla Russia, dopo il sequestro, domenica, dei navigli e dei sei marinai ucraini; e Mosca, va da sé, rifiuta l’offerta di mediazione presentata dalla stessa Ue con l’altra mano. Le autorità russe continuano infatti a sostenere che lo scontro nello stretto di Kerch – che dà accesso al Mare di Azov dal Mar Nero – è stata una provocazione ucraina a beneficio del presidente Petro Poroshenko, in grande difficoltà interna a pochi mesi dalle elezioni. E per dimostrare che Mosca non scherza, il tribunale di Simferopol ha confermato l’arresto dei marinai ucraini fermati, nonostante le sollecitazioni di Ue e Nato a rilasciarli al più presto. La Russia, d’altronde, mantiene il punto e ha diffuso ieri le “prove” della cospirazione ucraina. L’Fsb, i servizi di sicurezza interni da cui dipendono le guardie di frontiera, ha diffuso un video della confessione di uno dei marinai arrestati. “Le richieste radio [da parte russa, ndr] sono state deliberatamente ignorate, c’erano armi e mitragliatrici a bordo: ero consapevole che si trattava di una provocazione”, ha dichiarato il comandante Vladimir Lesovoy nel corso dell’interrogatorio. In attesa che Vladimir Putin si esprima sull’accaduto (lo farà pare in Argentina al margine del G20), lo ha fatto il primo ministro Dmitri Medvedev: “È evidente – ha detto – che al momento non ha chance di vincere le elezioni, forse nemmeno di arrivare al ballottaggio. Dunque, magari per ottenere certi vantaggi politici per il presidente attuale, è stata intrapresa questa provocazione”. Putin intanto ha parlato con chi conta davvero: Angela Merkel. Lunedì sera, i due si sono sentiti per telefono e il presidente russo ha addossato ogni responsabilità all’Ucraina, chiedendo al contempo a Berlino di esercitare pressioni su Kiev. L’introduzione della legge marziale, decretata da Poroshenko, ha avvertito Mosca, rappresenta una minaccia per il Donbass (dove i separatisti sono assistiti militarmente dalle forze russe), fonte di una “possibile escalation” nel conflitto. D’altra parte, e non è un dettaglio, la stessa legge marziale impedirebbe lo svolgimento delle elezioni presidenziali. Quanto all’Unione europea, lo stesso ministro degli Esteri Sergei Lavrov ha declinato l’offerta di mediazione, considerandola parte in causa, dopo che già si era detta contraria alle elezioni nel Donbass, reputate illegittime. Nel prossimo vertice europeo del 13 e 14 dicembre potrebbero essere decise le nuove sanzioni. Da mediare resterebbe ben poco.