La carota di Macron ai gilet gialli
Parigi – I primi rappresentanti dei gilet gialli sono entrati all’Eliseo, ma non si sa se Emmanuel Macron li abbia presi sul serio o in giro. Il presidente francese ha incontrato una delegazione (indicata non si sa bene da chi, trattandosi di un movimento informale) alla quale ha offerto blandizie e un quarto d’ora di notorietà. Ma nella sostanza non ha concesso nulla. L’Eliseo, ha assicurato, “ascolta le proteste dei cittadini”, ma non ha molto tempo da dedicarvi. Quello che urge è infatti il nuovo piano energetico della Francia nei prossimi anni: un’energia “pulita e poco costosa”. Al primo posto del piano, la chiusura dei 14 reattori nucleari più obsoleti entro il 2035. Secondo tutte le previsioni dei tecnici, i primi a essere smantellati saranno i più invisi agli ambientalisti, quelli della centrale più vecchia, Fessenheim, al confine est, che chiuderanno nel 2020 per il sollievo soprattutto della Germania confinante. La lista precisa sarà compilata dall’operatore responsabile dei 58 reattori francesi nelle 19 centrali nucleari, Edf. Le chiusure devono intendersi, ha precisato Macron, come richiesta “a Edf di prendere impegni per un’energia nucleare più economica” e non come inizio di un abbandono del nucleare. Sempre in direzione di una programmazione energetica futura, Macron ha anche illustrato un ambizioso ma già controverso ampliamento del parco eolico (impianti triplicati) e una moltiplicazione per cinque del fotovoltaico. Addio, entro il 2022, alle ultime centrali a carbone. “Fine del mondo” o “fine del mese”: questi i due orizzonti tracciati da Macron nel suo discorso con l’obiettivo di far convivere e conciliare i temi climatici e quelli sociali. Il sostegno alle energie rinnovabili passa da cinque a sette, otto miliardi all’anno, sempre con il vincolo – per i fornitori – di essere compatibili con le loro bollette per le tasche dei francesi. E pensare che gli otto gilet gialli erano lì per sapere quanto costerà il prossimo pieno di gasolio.